BRINDISI – A Brindisi, come altrove, si fa un gran parlare delle potenzialità turistiche del territorio e si ipotizza addirittura che questo comparto potrebbe sostituire almeno in parte i benefici economici ed occupazionali dell’industria.
La realtà è che tuttora il territorio si presenta privo di strutture turistico-ricettive in grado di far lievitare la competitività territoriale, anche nei confronti delle vicinissime Carovigno, Ostuni e Fasano.
E invece il litorale nord del capoluogo – che dovrebbe rappresentare la punta di diamante dell’attrattività – risulta ancora privo di strumenti urbanistici, a partire dal piano della costa.
Il che comporta, anche grazie ad una manifesta politica del “no a tutto” dell’assessore all’urbanistica Dino Borri, la impossibilità di realizzare nuove strutture capaci di accogliere presenze nostrane e quelle turistiche, italiane e straniere.
Di possibili investitori, nel corso degli anni, se ne sono visti davvero tanti, attirati dalla vicinanza del porto e dell’aeroporto del Salento, ma poi sono scappati tutti via per le difficoltà di carattere burocratico-organizzativo che costituiscono un ostacolo invalicabile.
Del resto, basta vedere che fine ha fatto il villaggio di Acque Chiare, ancora alle prese con il post-processo e con la necessità di individuare una soluzione di carattere urbanistico che metta fine ad una pagina vergognosa di ritardi e contraddizioni.
Al momento, pertanto, a Brindisi è problematico anche realizzare un chiosco ed in effetti le uniche strutture sono quelle balneari, peraltro in numero limitato rispetto a quelle che potenzialmente si potrebbero realizzare.
Il Piano Urbanistico Generale è ancora una chimera ed anche questa Amministrazione andrà via senza averlo completato. Bisognerebbe, pertanto, mettere in campo varianti ed altre soluzioni-tampone, ma è evidente che non c’è la volontà di farlo. E parole come rilancio, destagionalizzazione e sviluppo vanno a farsi benedire.
Mimmo Consales