BARI – Avevano ragione i Comuni del leccese. E la Regione ora deve restituire oltre 4 milioni di euro.
La questione parte nel 2014 e riguarda il calcolo dell’ecotassa. La contestazione riguarda l’applicazione della tariffa massima di 25,82 euro a tonnellata conferita in discarica per l’anno di imposta 2014. Secondo i Comuni il calcolo fatto all’epoca non era corretto perché, stando alla norma, per gli scarti e sovvalli di impianti di selezione automatica, riciclaggio e compostaggio il tributo è dovuto nella misura del 20 per cento rispetto a quello ordinariamente stabilito. I rifiuti urbani indifferenziati conferiti presso l’impianto di smaltimento, quindi, devono essere soggetti allo stesso criterio.
Una tesi che, difesi dall’avvocato Luigi Quinto, le amministrazioni hanno portato dinnanzi al Tar ottenendo un giudizio loro favorevole. Il contenzioso si è concluso 6 anni dopo dinnanzi al Consiglio di Stato che, nel 2020, confermando la sentenza del Tar ha riconosciuto fondate le tesi di Quinto. Ai rifiuti prodotti e trattati, prima dello smaltimento in discarica, presso gli impianti di trattamento di Cavallino, Poggiardo e Ugento doveva essere applicata la tariffa agevolata. Non, quindi, 25 euro a tonnellata ma solo 5 euro. La parola fine arriva oggi: la Regione ha dovuto ricalcolare il tributo, applicando a tutti i Comuni ricorrenti la tariffa di 5 euro per tonnellata di rifiuti conferita per gli anni che vanno dal 2014 al 2019. Anche i gestori degli impianti hanno chiesto conto. La Cisa che gestisce le discariche di Massafra e Statte, potrà ricevere indietro il di più versato nel 2019 nell’impianto di Massafra. Mentre la Progetto Ambiente Bacino Le/3 di Ugento, si vedrà restituire 17mila 300 euro. Per la Regione, dunque, significa dover sborsare in totale 4 milioni 118mila euro.