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A Lecce un centro per disturbi alimentari pronto, ma non attivo

LECCE – I DCA, i disturbi del comportamento alimentare, uccidono in media tremila italiani all’anno. In queste tre lettere è racchiuso il dramma di migliaia di ragazzi e ragazze, ma anche di bambini e persone adulte, tutti prigionieri delle ossessioni da cibo. Sono tre milioni e mezzo in tutto il Paese, a fronte di soli 900 posti letto destinati ad accoglierli, fra ospedali pubblici e cliniche private convenzionate, concentrati per l’85% al nord. Strutture sempre più selettive, orientate a dare priorità ai pazienti più giovani sacrificando gli altri.
Nella nostra regione non ci sono strutture di ricovero pubbliche ma un solo centro residenziale privato in convenzione. I pazienti pugliesi che soffrono di DCA, e le loro famiglie, sono costretti ad un calvario di ricoveri fuori regione, che costa alla sanità pubblica pugliese dai 250 ai 350 euro al giorno. Non è solo questione di costi ma di tante sofferenze, raccontate più volte a Telerama dal padre di una ragazza leccese che da cinque anni è caduta in questo vortice. La sua è una storia terribile e paradigmatica, partita dall’ossessione per il peso e approdata ad una lunga serie di ricoveri, trattamenti, cure, trasferimenti, sempre con il tormento della bilancia, dei digiuni e delle camminate “espiative” fino a 50 chilometri al giorno. E con lo stigma della malattia mentale addosso.
Costruire un nuovo sistema di cure diffuse sul territorio è necessario per sottrarre alla morte i malati di DCA. L’impegno dell’ex assessore alla sanità Lopalco di attivare un centro di ricovero temporaneo a San Cesario di Lecce, con 10-12 posti letto, è caduto nel vuoto della burocrazia, così come la realizzazione di una struttura definitiva nell’ex ospedale Vito Fazzi, con un reparto già pronto a cui mancherebbero solo gli arredi e un ascensore.
Uno spiraglio si è aperto a livello nazionale a dicembre scorso, con l’approvazione – nella legge di bilancio dello Stato – di un capitolo di spesa per la cura dei DCA, riconosciuti finalmente come patologie a se stanti rispetto alle malattie mentali, con propri livelli essenziali di assistenza. Sono stati stanziati 25 milioni di euro che verranno ripartiti tra le Regioni. Ma quando?

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