BRINDISI – Lo spaccio di sostanze stupefacenti continua a rappresentare il settore criminale da cui le organizzazioni malavitose riescono a trarre i maggiori profitti. Ecco perché la Sacra Corona Unita, attraverso due personaggi di rilievo degli ultimi decenni, aveva nuovamente localizzato i propri interessi nella città di Mesagne dove confluiva la droga proveniente dall’Albania e destinata al mercato locale ed a quello di alcune località del Veneto.
Stamattina, alle prime luci dell’alba, i carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni hanno portato a termine l’operazione “Fire” con l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di undici pregiudicati: uno di Ostuni, due di San Pietro Vernotico e otto di Mesagne. Di questi, cinque sono stati trasferiti in carcere e sei hanno ottenuto il beneficio dei domiciliari. Nell’inchiesta, in ogni caso, sono trenta in totale gli indagati.
Per eseguire tali provvedimenti sono stati impiegati 70 uomini ed un elicottero. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti pluri-aggravata, allo spaccio e detenzione di droga, alla detenzione illegale di armi.
L’organizzazione aveva a capo un personaggio molto noto nella criminalità organizzata del Brindisino. La banda concordava i particolari dell’attività di spaccio in un bar ed in un’altra attività commerciale di Mesagne. Da qui le intercettazioni audio e video ed i pedinamenti dei carabinieri i quali, d’intesa con la Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno deciso di accelerare i tempi prima che questa organizzazione criminale si ramificasse ancor di più sul territorio.
Le indagini erano partite nell’agosto del 2019 a seguito dell’incendio dell’auto privata di un maresciallo dei carabinieri residente a Mesagne, colpevole di aver contravvenzionato un noto boss mesagnese mentre era alla guida della sua auto. Proprio grazie a quell’indagine si riuscì ad individuare questa pericolosa banda di spacciatori.
Mimmo Consales