BRINDISI – Le ultime due vittime dello sfruttamento in agricoltura erano extracomunitari, da anni con la schiena piegata sui campi di ortaggi. Uno era di nazionalità ghanese ed è morto nel sonno. L’altro era della Guinea e non ha retto alla fatica proprio mentre lavorava in campagna, ovviamente a nero. E poi il suicidio di un marocchino in carcere. Tre storie diverse, ma comuni nell’evidenziare forme insopportabili di emarginazione. A tutto questo la comunità africana della provincia di Brindisi ha deciso di porre un freno e lo ha fatto organizzando una manifestazione a cui hanno fatto arrivare la propria adesione anche una trentina tra associazioni e sigle sindacali. Intanto si chiede che venga fatta chiarezza sulla morte dei loro compagni mentre stavano lavorando. Ragazzi che lasciano mogli e tanti figli a cui adesso qualcuno dovrà pensare. Non è possibile – come hanno ribadito in piazza – che si archivino queste morti come accadute per un semplice malore. Non è così e tutti sanno a che forme di sfruttamento vengono sottoposti questi lavoratori. Gente che vive nel dormitorio comunale, ma anche in casolari abbandonati, privi di acqua e luce e in condizioni igieniche disastrose.
Alle istituzioni ed anche ai cittadini di Brindisi i manifestanti hanno chiesto di non girarsi dall’altra parte, di aiutarli ad ottenere condizioni più umane per il lavoro nei campi ed anche ad avere un tetto sotto cui dormire.
Mimmo Consales