BRINDISI – A Brindisi si è tornati a discutere delle vicende del Petrolchimico a seguito della decisione del Tribunale amministrativo regionale di Lecce di considerare inammissibile il ricorso presentato dal Comune di Brindisi contro il Ministero dello Sviluppo Economico per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata ambientale ad Eni-Versalis per gli impianti del Petrolchimico di Brindisi.
Il rischio – poi confermato dai commenti trionfalistici di alcune sigle sindacali – è che la inammissibilità del ricorso venisse letta come una bocciatura delle istanze in campo ambientale manifestate dall’ente locale brindisino. In realtà, proprio le battaglie legali potrebbero essere alla base dell’accelerata con cui Eni-Versalis ha raggiunto una intesa con Ispra ed Arpa per l’implementazione del sistema di monitoraggio ambientale, così come inserito nelle prescrizioni ministeriali. Un risultato per nulla scontato, tanto più se si considera che il potenziamento dei controlli ambientali veniva chiesto da anni, senza essere mai giunti a risultati apprezzabili.
A questo punto, se c’è una cosa che la decisione del TAR può aver determinato, è la consapevolezza che la conflittualità provoca solo danni e che bisogna tornare a dialogare per pianificare il futuro della chimica a Brindisi.
Non è immaginabile, infatti, che i processi di riconversione industriale in questo settore – con l’introduzione di produzioni meno impattanti sull’ambiente – vedano assente proprio il Petrolchimico di Brindisi. Una preoccupazione che cresce se si pensa che a breve sarà reso noto il Piano industriale del gruppo Eni fino al 2024 e non vedere comparire il nome di Brindisi in quel contesto significherebbe mettere a rischio, nel tempo, la stessa esistenza del Petrolchimico, con le immaginabili conseguenze sul piano economico ed occupazionale.
Mimmo Consales