SALENTO – Non è com’è sempre stata e a lungo non lo sarà più, ma è di sicuro migliore rispetto agli ultimi anni: la produzione di olio torna a far riaprire diversi frantoi in Puglia e anche nel Leccese, l’areale più colpito dal disseccamento dell’olivo, già ad ottobre diverse aziende e diverse famiglie sono tornate a raccogliere i frutti degli ulivi che hanno curato o hanno iniziato a raccogliere dai nuovi alberi piantati in questi anni.
Stando alle stime diffuse da Coldiretti, si segna un calo di produzione pari al 30 per cento rispetto alle medie storiche, con 145 milioni di chilogrammi contro le medie standard delle annate di carica pari a 200 milioni di kg. Rispetto al 2020, tuttavia, c’è un netto miglioramento a doppia cifra, in alcune zone con picchi del +40 per cento, più ridotti altrove. Ad influenzare la stagione olearia sono state l’assenza di piogge e la siccità, ma c’è anche l’aumento dei costi di produzione con rincari fino al 50 per cento per il gasolio per i mezzi agricoli, per l’acquisto di fertilizzanti oltre che per l’energia. Grave l’assenza di manodopera sia per la raccolta che per la gestione dei frantoi.
In provincia di Lecce, secondo l’organizzazione di categoria, il crollo continua ad attestarsi intorno al 70%. Allo stato attuale la varietà Leccino segna un incremento del 20% rispetto alla campagna precedente, con una resa aumentata che ad oggi si aggira intorno all’ 11-13%.
Si profila una annata eccezionale in termini di qualità in provincia di Brindisi con una riduzione generale del 20-25% a causa della mancanza di piogge ma anche dell’avanzata dei disseccamenti, soprattutto nel sud del Brindisino dove la produzione sarebbe dimezzata.
Nel Tarantino, tiene la parte bassa della provincia mentre quella alta fa i conti con il calo delle temperature nella fase iniziale della maturazione dei frutti.