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Immobile occupato: già tante tragedie. Una battaglia per la sicurezza

LECCE- La battaglia i Telerama per il ripristino della legalità in via S.Pietro in Lama riguarda tutti i cittadini: i residenti nelle abitazioni che costeggiano l’area e che dalle loro finestre assistono ad un continuo via vai di persone sconosciute; quelli dell’intero quartiere che vorrebbero percorrere le strade a piedi senza paura. Qui in passato le forze dell’ordine sono intervenute diverse volte: sono state trovate bici rubate, i cittadini segnalano un via vai sospetto di persone. Qui dormiva, ha raccontato lui stesso, il 23enne senegalese che ha rapinato il madonnaro Leonardo Vitale e che ne ha causato la morte.

Ma la battaglia di Telerama vuole, in primis, tutelare la dignità di chi, non avendo nulla, è costretto ad occupare una struttura abbandonata e ad accamparsi con mezzi di fortuna in stanze senza finestre, senza porte, senza luce e acqua, su balconi a rischio crollo, tra i cespugli cresciuti a dismisura e i rifiuti.

Questo non è sciacallaggio, ma un appello alle istituzioni affinché si muovano per capire chi sono queste persone che hanno bisogno d’aiuto e che qui si rifugiano pur di avere un tetto sopra la testa. E questo tetto, quanto può essere sicuro? Un edificio in queste condizioni può essere molto pericoloso. Malsano, sporco, pericolante.

Chi occupa queste strutture fatiscenti mette a rischio la propria vita, e quando accadono le tragedie, ormai è troppo tardi. Si aprono le inchieste, si cercano responsabilità, ma probabilmente si sarebbe semplicemente dovuto intervenire prima.

Telerama e i leccesi non possono dimenticare la morte di Veronica Piggini e Riccardo Martina, i due clochard annegati nella cisterna di una casa di via Taranto occupata abusivamente. Il pavimento aveva ceduto e i due erano caduti dentro, l’uno tentando di salvare l’altro con un cavo di fortuna. Un dramma della povertà e dell’abbandono. Un rifugio, quella casa abbandonata, che è diventata la loro tomba.

E Telerama non dimentica la morte, in solitudine, di Giuseppe Fiorentino, ( 19 agosto 2016) proprio l’uomo che ritrovò i due corpi. Abitava nella casa accanto, pericolosa anche quella. Dopo il ritrovamento dei cadaveri era stato mandato via rimanendo per diverso tempo senza un tetto. Gli era stata poi assegnata una casa popolare che aveva lasciato per motivi ancora poco chiari. Era stato minacciato, aveva raccontato, ed aveva preferito andarsene pur di vivere tranquillo. Anche per lui un rifugio di fortuna, un garage di un condominio di via Taranto, è stata la sua tomba. È morto a 66 anni solo. Il suo cuore si è fermato, forse a causa degli stenti e dell’amarezza, o forse perché così doveva andare. Ma di certo non ha avuto nessuno accanto a cui chiedere aiuto. Solo il suo cane lo ha vegliato.

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