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Depuratore Porto Cesareo, al via l’iter per le tanto osteggiate trincee drenanti

PORTO CESAREO- Il depuratore di Porto Cesareo, per ora, scaricherà a terra, nelle trincee drenanti tanto osteggiate nel territorio cesarino. Nei giorni scorsi, Acquedotto Pugliese ha depositato in Provincia gli atti per la verifica di assoggettabilità a Via (Valutazione di impatto ambientale) e a Vinca del progetto e prevede di far partire i lavori a febbraio e di collaudare l’opera entro giugno prossimo.

È il passo che rompe gli indugi dopo il tavolo tecnico convocato a giugno, dal quale è emersa ancora una volta la netta contrarietà di amministrazione comunale e Legambiente, e la delibera del 7 luglio, con la quale la giunta regionale ha modificato le previsioni del Piano di tutela delle Acque consentendo lo scarico sul suolo invece che a mare, provvedimento contro cui ha già puntato il dito il consigliere regionale Paolo Pagliaro.

Dunque, si va avanti, nonostante tutto. E si tratta, è bene ricordarlo, di una soluzione solo transitoria, che non risolve il problema più ampio di Porto Cesareo ma che evita il passaggio nuovamente dinanzi al Ministero, dove il progetto complessivo è stato già bocciato tre volte. 480mila euro sono stati impegnati, per ora, per la trasformazione delle vecchie vasche di essiccamento in tre trincee drenanti, cioè sezioni di terreno sulle quali, dopo il trattamento, verranno scaricati fino a un massimo di 500 metri cubi al giorno di reflui, equivalenti a 3.300 abitanti. I numeri sono contenuti e c’è un motivo. La rete di fognatura nera esistente nell’abitato di Porto Cesareo è divisa in due blocchi: quello celeste, come emerge dalla cartografia a sinistra, è subordinato al completo rifacimento del collettore di via Monti, lungo più di 1 km, lavori per cui non si prevede l’ultimazione prima di 24 mesi. La parte in giallo, invece, può essere subito avviata in esercizio. Qui si prevedono un massimo di 600 utenze collettabili e, ipotizzando 4 persone per ciascuna, si giungerebbe a complessivi 2.400 abitanti, quindi al di sotto della portata delle trincee. Non si tiene conto, però, del flusso abnorme durante l’estate, quando la popolazione complessiva raggiunge i 200mila abitanti e in quella parte dell’abitato, comunque, si andrebbe oltre le cifre prospettate.

Eppure, la possibilità che la portata possa eccedere i 500 metri cubi al giorno viene collegata da Aqp solo alla “remota ipotesi che gli allacci siano completati prima dell’entrata in esercizio del recapito finale”. E dove andrebbero a finire i reflui che le trincee non riuscirebbero ad assorbire? Per la sola funzione di eventuale troppo pieno/emergenza, sarà attivato lo scarico in battigia, nello stesso punto in cui già sversa il depuratore di Nardò, che aumenterebbe la sua portata – sempre secondo le stime di Aqp relative a un massimo di 3.300 abitanti – solo del 12 per cento (attualmente il depuratore di Nardò rilascia giornalmente 4.200 m3/d). Sulla base di questi numeri, Aqp ritiene che non ci saranno impatti ambientali. Poiché lo scarico a mare da utilizzare ricade a 250 metri dall’area Sic Torre Inserraglio (si veda cartografia accanto), è stata attivata anche la procedura di Valutazione di incidenza ambientale (Vinca): finora, infatti, lo scarico contemporaneo in battigia lì dei due depuratori “non è mai stato valutato dal punto di vista ambientale”, poiché l’autorizzazione ottenuta nel 2016 dalla Provincia ha sempre riguardato solo l’ipotesi di condotta sottomarina al largo e non sottocosta.

Coloro che si oppongono alle trincee hanno prospettato, invece, come soluzione l’autorizzazione provvisoria allo scarico a mare, senza passaggi intermedi: in primis, perché a loro avviso gli impatti sarebbero più contenuti rispetto a quelli delle trincee, che ritengono già dall’inizio sottodimensionate; poi perché le trincee potrebbero creare problemi alla falda oltre puzze in una zona, località Il Poggio e La Strea, in cui sono presenti molte abitazioni; infine perché i reflui di Porto Cesareo sarebbero sottoposti a un affinamento migliore rispetto a quelli di Nardò, per cui, a loro avviso, lo scarico a Torre Inserraglio non comporterebbe troppi problemi.

Tiziana Colluto

 

 

 

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