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Mattanza Leuca: Legambiente scrive al Ministero. Pagliaro: “Giù le mani dal mare nostrum”

LEUCA – Dopo la discesa in campo dei protagonisti diretti, ovvero i pescatori di Leuca e dintorni, Legambiente scrive al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, alla Regione, alla Procura, alla Capitaneria di Porto, alla Guardia di Finanza, ai Comuni e all’Ispettorato del Lavoro. La lettera è inviata dal Circolo Capo di Leuca APS.

“Da alcuni giorni è ormeggiato nel porto di santa Maria di Leuca un peschereccio di provenienza siciliana che sta attuando un genere di pesca particolarmente intensivo e invasivo che sta inevitabilmente arrecando danni all’habitat marino. L’esercizio del metodo di pesca in questione, comunemente denominato “Cianciola”, garantisce un elevato risultato di quantità del pescato al tal punto da recare danni irreversibili alla fauna ittica, con le conseguenze facilmente immaginabili di ricaduta negativa non solo sull’ambiente marino, con i suoi ecosistemi sempre più delicati, ma anche da un punto di vista socio economico, su tutto l’indotto che ruota attorno all’elemento mare. Tale tipo di pesca, anche se è ben conosciuto dagli operatori del settore, non è stato mai messo in pratica dei pescatori locali, in quanto coscienziosamente è da sempre prevalsa la mentalità della doverosa reciprocità tra uomo e mare. Il mare è fonte di lavoro e di sopravvivenza e chi lo vive in tal senso ne capisce, apprezza e rispetta i limiti imposti da madre natura.

Questa stessa mentalità, coscienza ed attenzione non è certo la guida di riferimento per chi, proveniente da altri lontani luoghi, si prefigge quale unico scopo quello di incamerare il maggior profitto possibile con il minimo sforzo nel minor tempo possibile. Percorre centinaia di miglia, pesca senza alcun ritegno tutto il possibile che trova davanti a sé e che sapientemente attira attorno a sé e non gli importa minimamente di lasciare le proprie spalle desolazione e devastazione”.

E, continua la lettera, “anche laddove questo tipo di pesca così invasiva dovesse rientrare nei parametri stabiliti dalla legge in materia, quanto sta in questi giorni avvenendo nel mare del Capo di Leuca deve ricevere la massima attenzione al fine di proteggere la naturalezza, la biodiversità, la vita stessa del mare“.

La richiesta è di “Intervenire quanto prima per porre freno a questa che a più voci viene considerata una vera e propria mattanza; rivedere e rivalutare alla luce della realtà attuale la legislazione che regola questi tipi di pesca intensiva e fortemente dannosi per l’habitat marino; verificare approfonditamente e costantemente che l’imbarcazione stia effettivamente e scrupolosamente rispettando tutte le norme che regolano lo svolgimento di questa attività così devastante; verificare se nelle condotte messe in atto siano ravvisabili fatti penalmente rilevanti”.

In Regione, ci pensa il consigliere Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani e Presidente Mrs, con una interrogazione urgente: “Saccheggiato, depredato, sfruttato. Il mare del Salento, in particolare le acque del capo di Leuca, è diventato meta d’incursioni notturne da parte di pescherecci che arrivano da fuori regione per fare mattanza.

L’ultimo caso segnalato dai pescatori salentini riguarda un equipaggio siciliano, che in una retata a circuizione ha fatto incetta di tonnellate di pesci, soprattutto ricciole. La tecnica è quella della cianciola, che prevede l’impiego di luci abbaglianti per attrarre i branchi e farli cadere in trappola. Tecnica consentita ma di rapina, alla quale chiedo di porre un freno nell’interrogazione urgente che ho presentato all’assessore alla caccia e pesca, Pentassuglia. Non bastano i controlli (peraltro assai complicati di notte) per verificare il rispetto dei paletti imposti dalla legge per quanto riguarda distanza, profondità e modalità. Quello che chiedo è un intervento deciso della Regione a difesa del nostro patrimonio più prezioso, il mare, che è vita non solo per i pescatori e le loro famiglie ma per l’intera economia salentina.

Si metta un argine ad azioni tanto invasive, che causano un impoverimento del nostro mare. Il D.P.R. 1639/68 lo consente: dà facoltà d’intervento al capo del Compartimento marittimo, sentita la commissione consultiva locale per la pesca marittima, di disporre regole per la località d’esercizio della pesca, i periodi di tempo e gli strumenti consentiti. Giù le mani dal mare nostrum! Non possiamo assistere impotenti a scorrerie incontrollate nelle nostre acque, in barba ai nostri marinai che si sforzano di salvaguardarne il fragile equilibrio centellinando la loro attività. Sono a rischio l’economia e il paesaggio, e abbiamo il dovere di difenderli”.

https://www.youtube.com/watch?v=rrY_ckzVyCw

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