Lupara bianca, dopo 30 anni i presunti assassini rischiano l’ergastolo

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SALENTO- Secondo gli investigatori Giuseppe Pagano, un giovane di Copertino uscito da casa nel giugno del 1990 e poi scomparso, è stato vittima di lupara bianca. Ucciso nelle campagne di Tuturano a colpi di pistola e poi nascosto.

I nomi dei suoi presunti assassini sono venuti fuori da alcune dichiarazioni di imputati nel maxi processo alla Scu e da conversazioni intercettate anche in carcere. Elementi che in un primo momento non sono stati ritenuti sufficienti per sostenere un’accusa in giudizio. Un caso chiuso e archiviato in un primo momento quindi ma che la sorella della vittima è riuscita a far riaprire assistita dall’avvocato Roberto Rella.

Le indagini sono state riaperte nel 2019. Secondo la Procura si è trattato di un omicidio di mafia. Pagano non aveva rispettato le regole imposte dal clan locale: non aveva accettato di commettere un omicidio del quale era stato incaricato, tratteneva per sé parte dei ricavi di attività illecite, non aiutava economicamente gli affiliati detenuti e le loro famiglie.

A commettere l’omicidio, secondo il pm Guglielmo Cataldi che nell’udienza in Aula Bunker lunedì mattina ha chiesto l’ergastolo per tutti gli imputati Claudio Conte, 51 anni di Copertino, Antonio de Nicola, 69 anni di Brindisi, Giovanni De Tommasi di Campi Salentina 61 anni, detenuto nel carcere di Tolmello, come mandanti e Antonio Pulli di 66 anni di Veglie.

Hanno chiesto tutti il rito abbreviato. La sentenza il 20 dicembre. Giuseppe Pagano, era in regime di semilibertà ma in carcere non fece più ritorno, né tanto meno a casa.  Gli imputati sono sono difesi dagli avvocati Antonio Romano Fiorendina de Carlo Antonio Savoia.

 

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