Brindisi, lo strano protagonismo del Consorzio Asi nel fotovoltaico

BRINDISI- Quando si parla di Consorzi che gestiscono aree di sviluppo industriale spesso si pensa a chi dovrebbe creare le condizioni per la nascita di nuove realtà produttive, con i conseguenti ritorni in termini economici ed occupazionali. Il Consorzio Asi di Brindisi, invece, senza condividere tale scelta con le associazioni di categoria e con gli altri attori del territorio, ha pensato bene di agganciarsi alla parola-chiave del momento, cioè alla decarbonizzazione, per provare a riempire centinaia di ettari della zona industriale di pannelli fotovoltaici con una operazione di “consumo di suolo” che non ha precedenti nella storia di questo territorio.
E tutto questo avviene grazie anche al DITNE, il Distretto Tecnologico nazionale sull’energia che, in realtà, è una società consortile a responsabilità limitata, con un capitale sociale di 600mila euro e che annovera tra i soci tante società private nella pur nobile finalità di sostenere nuovi investimenti.

E’ stato proprio il Ditne, infatti, a individuare le aree dove poter realizzare gli impianti fotovoltaici.

Viene da chiedersi, a questo punto, qual è la mission del Consorzio Asi di Brindisi: quello di favorire nuovi insediamenti produttivi proprio in quei suoli o ricoprirli semplicemente di specchi capaci di produrre lauti guadagni a chi li installa e li gestisce? Il tutto, peraltro, con scarsissimi (se non proprio insignificanti) ritorni occupazionali per il territorio. E quindi è assurdo leggere nella delibera consortile che questa operazione rientrerebbe nelle finalità del processo di decarbonizzazione.
E non è accettabile neanche il riferimento alla necessità di produrre energia “utile al paese”, visto che la provincia di Brindisi ha già pagato a caro prezzo il suo fondamentale contributo alla “causa”.
Certo, qualcosa il Consorzio intende farla anche andando oltre i pannelli fotovoltaici ed il riferimento è alla piastra logistica. Ma ci si augura che abbia già avviato contatti per individuare i suoi utilizzatori, invertendo la rotta rispetto a quando fece costruire il famoso palazzo di vetro rimasto inutilizzato per anni ed anni.

Insomma, dal Consorzio Asi ci si aspettava e si aspetta un diverso protagonismo, più condiviso a livello generale e non disegnato a tavolino senza il necessario coinvolgimento del territorio a cui quelle aree che si vogliono riempire di specchi appartengono.

Mimmo Consales

 

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