Oggi l’addio a Vincenti, l’ex sindaco che cercava la “riabilitazione collettiva”

SURBO- Il suo cruccio era uno: “far emergere la verità processuale”. Nel giorno dell’ultimo saluto all’ex sindaco Fabio Vincenti, rimasto vittima di un incidente stradale inspiegabile lunedì pomeriggio, all’età di 49 anni, si apprende che probabilmente non avrà modo di venire a galla quella verità che lui cercava con forza nelle aule di tribunale, dopo lo scioglimento del Consiglio comunale per sospette infiltrazioni mafiose. Con la sua scomparsa, è destinato a venir meno, infatti, il giudizio ancora pendente dinanzi al Consiglio di Stato, di fronte al quale, attraverso l’avvocato Ernesto Sticchi Damiani, Vincenti aveva impugnato la decisione del Tar Lazio, che nel luglio 2019 rigettò il ricorso per carenza di interesse. Vincenti si aspettava una decisione nel merito, a fronte della corposa documentazione presentata, perché, come ribadì a Telerama in seguito alla pubblicazione della sentenza, cercava la riabilitazione per se stesso e soprattutto per la comunità di Surbo.

Nel frattempo, la sua posizione è stata già archiviata nel procedimento penale generato dalla vicenda sui presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria a Surbo: per lui, che era indagato per abuso d’ufficio e falso, non è stato necessario neppure giungere all’udienza preliminare, il procedimento si è chiuso prima, mentre per gli altri continuerà a novembre, ma il pm ha già chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati, tranne un imprenditore.

Vincenti, che ha sempre difeso a spada tratta l’attività della sua amministrazione, lo ha ripetuto più volte: “pago per il mio cognome” (per i rapporti familiari con un capo cosca locale. Il riferimento è a un cugino del padre, Ndr), disse ai nostri microfoni all’indomani della notifica del decreto del Viminale.

Una Surbo commossa si è stretta attorno alla moglie e alle due figlie per manifestare il suo cordoglio: i funerali alle 16 in piazza Unità Europea, dopo l’arrivo della salma alle 14.30.

 

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