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Salice, stop alla centrale fotovoltaica: ecco il parere che farà scuola

SALICE S.NO  – Aveva già incassato la Valutazione di impatto ambientale, rilasciata il 5 agosto scorso, ma non è bastato: la Regione Puglia ha bocciato l’impianto fotovoltaico proposto nelle campagne di Salice Salentino dalla società HEPV20 S.r.l. con sede a Trento per una potenza di circa 5 Mw. E lo ha fatto sulla base di un parere destinato a fare scuola nel contrasto alla miriade di progetti di megafotovoltaico che sta piovendo sulla testa del territorio e del nord Salento in questo caso.

In seguito alla conferenza dei servizi del 24 marzo scorso, è stato adottato il provvedimento di diniego pubblicato sul Bollettino del 3 giugno. “Non sussistono i presupposti per procedere al rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale”, ha concluso l’ente, archiviando il procedimento.

La lettura dei verbali della conferenza dei servizi rivela qualche sorpresa: “nessun contributo” è pervenuto da parte del Comune direttamente interessato, Salice Salentino, così come dai vicini Guagnano e Veglie, mentre si è messo di traverso San Pancrazio, sebbene sul proprio territorio ricadesse solo un breve tratto di cavidotto.

Valutazione tecnica non favorevole, poi, è stata espressa da parte della Soprintendenza e dell’ Arpa Lecce. A pesare sul diniego dell’autorizzazione, tuttavia, sono stati due pareri non favorevoli: quello dell’Autorità Competente per l’Autorizzazione Unica- Sezione Infrastrutture Energetiche e Digitali, per carenza dell’atto presupposto al rilascio del titolo edilizio per la costruzione e l’esercizio dell’impianto, e quello dell’Autorità Competente per l’accertamento di compatibilità paesaggistica- Sezione Tutela e Valorizzazione del Paesaggio.

È stata quest’ultima ad entrare nel merito della questione, opponendosi non solo perché il cavidotto interesserebbe tratti del “Canale Iaia”. “Quand’anche il proponente ne modificasse il tracciato – ha argomentato – si ritiene che il progetto […] determini una diminuzione della qualità paesaggistica complessiva dei luoghi, comporti pregiudizio alla conservazione dei valori paesaggistici e risulti in contrasto con gli obiettivi di qualità di cui alla sezione C2 della scheda d’ambito “Il Tavoliere Salentino””.

La società trentina ha contestato questa valutazione, sminuendo gli impatti e rimarcando l’assenza di produzioni di qualità sulle aree di intervento.

L’Autorità per il Paesaggio ha tirato dritto: “il progetto proposto si inserisce in un brano di paesaggio rurale caratterizzante l’Ambito del Tavoliere Salentino, variegato mosaico di vigneti, oliveti, seminativi, colture orticole e pascolo, che varia impercettibilmente al variare della coltura prevalente, all’infittirsi delle trame agrarie e al densificarsi dei segni antropici storici, identificato dalla grande prevalenza del vigneto alternato a colture seminative, che connota la campagna dei centri urbani di San Pancrazio Salentino, Guagnano, Salice Salentino, Novoli, Carmiano. L’inserimento di un elemento incongruo mina l’integrità del territorio considerato e del suo intorno, contribuendo a frammentare le componenti e le relazioni funzionali, storiche, visive, culturali, simboliche ed ecologiche attraversate, anche per la vicinanza a testimonianze della stratificazione insediativa con cui il campo fotovoltaico dialoga anche nella percezione visiva, come Masseria Casili e Masseria Filippi. Il PPTR persegue la limitazione di ogni ulteriore edificazione nel territorio rurale che non sia finalizzata a manufatti destinati alle attività agricole; l’intervento proposto difatti costituisce una trasformazione non finalizzata all’attività agricola, con strutture, recinzioni, cabine e sistemi antintrusione che snaturano l’area interessata, portandola da area agricola naturale ad area infrastrutturata, contribuendo a consumare e precludere la fruizione dei territori rurali interessati.”

Quel parere costituisce un precedente importante per la salvaguardia dell’area dall’invasione dei megaimpianti fotovoltaici nei campi agricoli. E detta la linea: nel Tavoliere Salentino si “richiedono una accurata scelta localizzativa, su aree già inficiate dal punto di vista paesaggistico e ambientale, e che, ancorché agricole, abbiano perso i caratteri di naturalità, per le quali una proposta progettuale in tal senso non pregiudichi la qualità del territorio, nonché la connettività e la biodiversità del sistema ambientale regionale, ma rappresenti una riqualificazione e non un depauperamento dell’agroecosistema”.

Tiziana Colluto

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