Cronaca

Presunti favori su indagini ex Ilva: obbligo di dimora per ex Procuratore Capristo. Arrestato avvocato Amara

TARANTO – Presunti scambi di favori nelle indagini sull’ex Ilva di Taranto, anche per agevolare un imprenditore nei rapporti di lavoro con l’azienda siderurgica.

È una delle accuse  che nelle scorse ore ha spinto i magistrati di Potenza a ordinare l’obbligo di dimora a Bari dell’allora Procuratore Carlo Maria Capristo e dell’avvocato Piero Amara, che all’epoca dei fatti contestati era consulente legale dell’azienda siderurgica in amministrazione straordinaria. Ed è proprio in questa veste che l’avvocato, per cui è scattato l’arresto eseguito dalle fiamme gialle, avrebbe intrattenuto rapporti sospetti con Capristo. Sull’acciaieria si abbatte così una nuova bufera giudiziaria.

Le nuove misure cautelari sono scattate nell’ambito di un filone dell’inchiesta di Potenza che riguarda anche l’ex Ilva di Taranto, ma non solo.

I nuovi provvedimenti, infatti, arrivano al margine di ulteriori sviluppi dell’inchiesta risalente a maggio dello scorso anno, che aveva portato Capristo agli arresti domiciliari. L’ex procuratore di Taranto, ormai al vertice della Procura di Trani, era finito ai domiciliari con l’accusa di presunte pressioni esercitate, attraverso un poliziotto di sua fiducia, su una pm della procura di Trani, dove il magistrato aveva svolto il ruolo di procuratore prima dell’incarico tarantino.

Secondo gli inquirenti Capristo avrebbe tentato di influenzare l’esito di un fascicolo di cui era titolare la magistrata. Accuse che il procuratore ha sempre respinto e per le quali sta affrontano un processo per tentata concussione, falso in atto pubblico e truffa aggravata.

E così partendo da quest’episodio i magistrati potentini, in questi mesi, hanno analizzato tutta l’attività di Capristo anche in riferimento alle indagini sullo stabilimento siderurgico tarantino. L’accusa mossa adesso nei suoi confronti è di corruzione in atti giudiziari.

L’avvocato di origini siciliane Piero Amara, a sua volta, è anche lui al centro di un’altra inchiesta sul cosidetto “falso complotto Eni”, condotta dalla Procura di Milano: ai magistrati lombardi l’avvocato siciliano rilasciò dichiarazioni sulla presunta loggia Ungheria.

In tutto sono cinque le misure cautelari, disposte nell’ambito dell’inchiesta. Custodia in carcere anche per Filippo Paradiso, dipendente del Ministero dell’Interno e nei ruoli della Polizia di Stato. Arresti domiciliari per l’avvocato Giacomo Ragno e per Nicola Nicoletti, già consulente esterno della struttura commissariale dell’Ilva. Sequestrata anche la somma di 278.000 euro nei confronti dell’avvocato Ragno, pari all’importo delle parcelle professionali che sarebbero state pagate da Ilva in amministrazione straordinaria in suo favore.

Tra le accuse rivolte ai principali indagati, 12 in tutto, anche quella di avere aggiustato (o tentato di farlo), in cambio di favori, procedimenti come i dissequestri degli altoforni ex Ilva, dopo la morte di due operai.

E.F.

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