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Ex Saspi, le immagini inedite dei rifiuti tombati nel sito mai bonificato

LECCE- Il drone si alza in volo per mostrarvi da un’altra prospettiva quella che, da trent’anni, continua ad essere non una eventuale ma una certa, certissima, bomba ecologica alle porte di Lecce, a due passi dal centro abitato di Merine e di Castromediano. L’ex Saspi, da molti anni una delle storiche battaglie per l’ambiente di Telerama, non è solo quel brutto capannone derelitto lungo la tangenziale est, ma è soprattutto la collina evidenziata dal dislivello rispetto al piano di campagna. Qui sono sepolte 140mila tonnellate (dato presente nei documenti ufficiali del Comune di Lecce) di rifiuti solidi urbani non differenziati tal quali frammisti a scorie e ceneri di inceneritori, leggere e pesanti, anche “contenenti sostanze pericolose”. Tutto depositato in strati di spessore diverso da zona a zona, coperti con argilla. Questo si evince dagli scavi condotti su questa discarica incontrollata a una profondità variabile tra i 5 e i 7 metri dal piano di campagna, vale a dire la sommità del cumulo di rifiuti, come confermato da queste foto inedite degli scavi eseguiti su ordine del pm Ennio Cillo il 27 e 28 novembre 2014 e contenute nel fascicolo della Procura.

Buste di plastica, bottiglie, spazzatura di ogni tipo e, appunto, ceneri contaminate residuo della combustione che della monnezza veniva eseguita in questo inceneritore attivo fino al 1989. Nonostante l’inchiesta penale per getto di sostanze tossiche e pericolose e omessa bonifica sia stata archiviata nel 2019, la relazione dei consulenti tecnici della Procura ha posto dei punti fermi: l’area è contaminata. E’ inquinato il fondo di calcarenite: di idrocarburi, presenti in concentrazioni pari a 80,3 mg/kg a fronte di un limite pari a 50; di PCDD e PCDF (Diossine e furani), con concentrazioni pari a 14,04 ng/kg a fronte di un limite pari a 10; di Rame, presente con picchi di 169 mg/kg a fronte di limiti pari a 120. E’ inquinato il suolo: i campioni prelevati sul cumulo di rifiuti confermano sforamenti pesanti di diossine e furani, con concentrazioni fino a 253,21 ng/kg a fronte di un limite pari a 10; di Pcb, con picchi di 234,47 µg/kg a fronte di un limite di 60; di Piombo (picchi di 152 mg/kg a fronte di un limite di 100); di Mercurio (picchi di 2,3 mg/kg a fronte di un limite di 1 mg/kg). Tutte sostanze tossiche e cancerogene. Non sono state evidenziate presenze di percolato, ma solo per un caso, dovuto alla conformazione del terreno.

È una storia lunga quella dell’ex Saspi. In sintesi, dopo la chiusura ufficiale dell’impianto nel 1991, i soggetti responsabili avrebbero dovuto comunicare a Regione, Comune, Provincia l’esistenza di un rischio di contaminazione assieme al piano di caratterizzazione. Non lo fecero. Nel 1998 il prefetto di Lecce ordinò la messa in sicurezza, che venne eseguita, alle società Saspi Spa, A.C.S. Service di Montingelli Riccardo e C. Sas. Nel 2001, il Comune, con fondi regionali, ha eseguito una parziale caratterizzazione, che però non ha interessato il suolo sottostante: le indagini dell’epoca – dunque vent’anni fa – eseguite dallo Studio Effemme di Squinzano avevano già rilevato elevate concentrazioni di piombo, rame, nichel e idrocarburi pesanti e si era giunti alla conclusione che per risanare il sito avrebbero dovuto essere asportati tutti i quantitativi di rifiuti bonificando il terreno sottostante. Le somme stanziate, poco più di mezzo milione di euro, però, erano esigue. Per quasi dieci anni non si è mosso nulla. Nel 2010, il Comune ha chiesto una rimodulazione del progetto, optando per una “semplice” messa in sicurezza d’emergenza.

Dati più precisi sul livello di inquinamento dovrebbero pervenire dalla nuova caratterizzazione del 2019, opera preliminare a quella di bonifica: il cartello dei lavori ci dice che, con le previste interruzioni, l’operazione dovrebbe essere stata completata entro l’autunno scorso, ma non si conoscono al momento gli esiti. Capire a che punto siamo e sollecitare la messa in sicurezza e la bonifica dell’ex Saspi è l’obiettivo della richiesta di audizione presentata in Commissione regionale Ambiente dal consigliere regionale Paolo Pagliaro, che ha chiesto che siano presenti il presidente Michele Emiliano, l’assessora al ramo Annagrazia Maraschio, il responsabile regionale della sezione ciclo rifiuti e bonifiche della Regione, il direttore di Arpa Puglia e il sindaco di Lecce.

Tiziana Colluto

 

 

 

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