TARANTO- Il 13 maggio sarà una giornata cruciale per Taranto: il Consiglio di Stato discuterà nel merito, nell’udienza fissata per le prossime ore, sull’ipotesi di spegnimento dell’area a caldo del siderurgico. Non una questione secondaria, ma “La” questione. E non a caso in mattinata il gruppo delle “Mamme e donne tarantine contro l’inquinamento” ha voluto far sentire la sua voce, durante il sit in davanti alla Prefettura: “Non ci fermeremo, se la decisione dei giudici dovesse essere a noi sfavorevole. Anzi, la prenderemo come una ulteriore dichiarazione di guerra e ci comporteremo di conseguenza”, fa sapere Simona Laliscia, membro del comitato.
Com’è noto, il Consiglio di Stato ha garantito in questi mesi la continuità produttiva dello stabilimento, accogliendo la richiesta di sospensiva presentata da ArcelorMittal Italia, Ilva in amministrazione straordinaria e Invitalia contro la sentenza del Tar di Lecce del 13 febbraio scorso. I giudici leccesi, confermando una ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, del 27 febbraio 2020, avevano invece disposto la fermata degli impianti dell’area a caldo, ritenuti i più inquinanti, stabilendone lo stop entro 60 giorni, dunque entro il 14 aprile. Il clima è teso in vista dell’udienza di merito: se dovesse essere confermata la sentenza del Tar Lecce, il 13 maggio sarebbe destinato a diventare data spartiacque nella storia di Taranto. Di questo sono pienamente coscienti le donne e le mamme che spesso hanno pianto un figlio: “Essere mamma in una città come Taranto – dice Carla Lucarelli, del comitato – significa doversi trovare un giorno a dover sopravvivere a un qualcosa che va contro natura. Ad alzarti ogni giorno e decidere di reagire ad un dolore troppo grande e cercare la forza di lottare“.
Dalle 5 del mattino e fino a sera, sul lungomare e in piazzetta Gandhi andrà avanti senza sosta anche a Taranto il presidio che si terrà in contemporanea anche a Roma, mentre l’udienza sarà in corso.