
LECCE – Maurizio ha un papà di 94 anni e una mamma di 88, che ci presenta. La mamma del signor Gilberto, invece, di anni ne ha 92. I loro genitori rientrano tra gli anziani aventi diritto al vaccino a domicilio. E di fatto lo hanno prenotato in farmacia e, sul modulo consegnato in quella sede, erano riportati la data e l’orario esatti della somministrazione della prima dose. E così nel giorno indicato (era domenica per tutti) hanno atteso fino a sera -vanamente- l’arrivo del personale sanitario. Nessuno si è presentato.
Chiedendo delucidazioni, il giorno dopo, hanno poi scoperto che quello riportato su quel modulo, rilasciato in sede di prenotazione in realtà non era un appuntamento, ma un pre-appuntamento, al quale la Asl dovrebbe far seguire una comunicazione per fissare la data e l’orario effettivi della vaccinazione.
Gli anziani hanno atteso un giorno intero l’arrivo del personale sanitario: consapevoli di eventuali reazioni post somministrazione, hanno anche digiunato. I figli si sono alternati in casa dei genitori per essere presenti e al loro fianco in quel momento. Un’attesa che, però, si è rivelata inutile. Eppure quella comunicazione “parlava” chiaro.
Di storie come queste se ne contano a decine in tutta la provincia. I vaccini a domicilio, ad oggi, sono ancora bloccati.
L’obiettivo della Regione, ribadito dall’assessore Lopalco proprio nelle scorse ore, resta quello di completare le vaccinazioni degli ultraottantenni, in ambulatorio e a casa, entro la fine del mese.
ERICA FIORE
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