LECCE – Errori: di lettura della gara, di reparto, individuali e anche arbitrali tra le cause dell’opacità che ha ingrigito i colori giallorossi in questa parte di campionato. Nessuno è esente da una onesta critica, dall’allenatore ai calciatori. Anche l’emergenza sanitaria ha acuito ogni problema.
Il Lecce ha 32 punti, frutto di 7 vittorie, 11 pareggi e 4 sconfitte e staziona sulla casella 8 della classifica in coabitazione col Pordenone.
Una stagione di alti e bassi, più bassi che alti.
Ha inciso molto soprattutto l’assenza del pubblico e l’azzeramento del fattore campo perché senza la spinta del dodicesimo uomo in campo anche un fortino come il Via del Mare è diventato lo scrigno delle gioie per gli avversari di un Lecce che ha bisogno di ritrovarsi e di voltare pagina.
Prima il Pisa e poi l’Ascoli hanno espugnato lo stadio leccese, dunque in 12 gare interne oltre a queste due sconfitte la squadra di Corini ha pareggiato 7 volte e vinto solo 3, un bottino che non rende giustizia nemmeno ad un ipotetico racconto che comincia con “C’era una volta il Via del Mare”.
Nei numeri c’è l’evidenza di un campionato storto che bisogna raddrizzare: nelle ultime 13 gare il Lecce ha messo in saccoccia solo 14 punti e soltanto 2 sono state le vittorie.
Sono 38 i gol fatti e 29 quelli subiti e dunque delle prime 10 in classifica la difesa del Lecce è la più battuta.
Dopo aver acceso questo faro di attenzione bisogna cercare la via per scappare via da questo tunnel e per continuare a giocare un campionato senza grilli per la testa con l’obiettivo di raggiungere i playoff e giocarli onestamente.
Senza ombra di dubbio questa è una stagione di transizione di un progetto a largo raggio; bisogna camminare con i piedi per terra senza volare alto.
Ci sono numeri però che dovrebbero incoraggiare poiché nonostante un campionato avaro di emozioni forti bisogna sottolineare il grande lavoro che c’è dietro a questo progetto della società che ha blindato le certezze per il futuro creando un calcio sostenibile e mantenendo i conti in ordine.
Un Lecce giovane che può già sorridere guardando la crescita di Bjorkengren, di gara in gara sempre più maturo e più incisivo, l’inserimento immediato di Hjulmand che se continuerà su questa linea di rendimento potrebbe rappresentare il prossimo tesoro giallorosso e volendo fermarci a tre elementi ci fermiamo di fronte al folletto indomabile, al giovane guerriero indomito, a Pablito Rodriguez.
Lo spagnolo, nonostante faccia i conti con qualche ritardo di preparazione dovuta a tanti fattori, tra cui il Covid, è devastante e corre a cavallo dei suoi 19 anni e in 144 minuti giocati, spalmati in 5 gare ha siglato 3 gol mettendola nel sacco contro il Vicenza, contro l’Empoli e contro il Brescia, ironia della sorte tutte al Via del Mare, peccato per l’assenza dei tifosi perché sarebbe venuto giù lo stadio di fronte a tanta cattiveria agonistica, irriverenza e ad un fiuto del gol incredibile.
D’altronde la linea del Lecce è verde come la speranza ed in quel verde si inserisce anche il primo posto della Primavera allenata da Grieco ed anche qui la priorità è il futuro.
Adesso però c’è un presente da onorare e dunque la parola d’ordine è ripartire: obiettivo serenità, null’altro. Il resto arriverà.
M.Cassone