BARI – Ora o mai più. Il Recovery fund è l’occasione che difficilmente tornerà nel breve, l’unica possibile per cambiare il futuro della Puglia. Una occasione da 249 miliardi di euro per l’Italia; una fetta è per la Puglia.
“Una sfida” come l’ha definita la presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone aprendo i lavori del tavolo tecnico politico”. “Per noi è tempo di una sfida – ha detto -. Per noi politici, uniti. Sono loro, i nostri figli e i nostri nipoti i titolari di questo patrimonio”.
Ma bisogna correre. I tempi imposti dall’Europa sono stringenti ecco perché occorre individuare opere subito cantierizzabili per non perdere il treno della storia. Il 30 aprile è la scadenza fissata da Bruxelles per far pervenire i progetti dei Paesi membri. Una data strangolatoria soprattutto per l’Italia alle prese con il cambio del governo.
Ma se non si sa quale saranno le decisioni del prossimo governo Draghi, da quello a guida Conte non c’è stata sino ad ora ancora alcuna indicazione, come ha spiegato il capo di Gabinetto Claudio Stefanazzi. “Ad oggi – ha spiegato – non c’è alcuna evidenza relativa al fatto che le Regioni saranno destinatarie di risorse dirette. Né sulla governance e né c’è alcuna indicazione, salvo un generico riferimento alla necessità di creare un fondo comune, sulla programmazione degli altri fondi”.
Dunque la Puglia ha inviato 250 progetti per 18 miliardi di euro, ma al buio. Se e quanti di questi saranno accolti non si sa. Ma occorre farsi trovare pronti.
Dal presidente delle Province pugliesi, Stefano Minerva è arrivato l’appello a rendere vincolante l’ascolto e il coordinamento con comuni e provincie. Per il rappresentante di Anci Puglia, Domenico Vitto, i Comuni devono diventare protagonisti.
E sul concetto del guardare ai territori ma con un respiro ampio, individuando ciò che ancora manca per consentire pari diritti e dignità, si è concentrato il dibattito politico. Il punto comune è dare lo slancio all’intera regione così da eliminare il gap storico con le altre competitors del nord.
“L’Italia inizia a Santa Maria di Leuca e non finisce a Bari – ha detto il capogruppo de La Puglia Domani, Paolo Pagliaro -. Nelle schede ci sono due grandi assenti: l’alta velocità che arriva a Lecce, passando da Brindisi e Taranto. Assenza inaccettabile. L’altra assente – ha proseguito – è la xylella, non ho letto nulla che possa prevedere un progetto di rigenerazione del Salento ormai desertificato con gravi conseguenze sulla qualità dell’aria e della salute in generale”.
Fratelli d’Italia per voce del suo presidente Ignazio Zullo ha chiesto al governo regionale “che tipo di interlocuzione è stata fatta con il governo, anche in relazione al cambio di mano tra il vecchio e il nuovo, rispetto all’idea di coordinamento della spesa tra le Regioni”. Bisogna, insomma, capire la visione che ha anche il governo regionale rispetto al piano stesso.
Sul campanilismo è tornato anche il presidente della VI Commissione, il democratico salentino Donato Metallo. “Ho sentito parlare di dire no ai campanili – ha detto. – Questo è l’appello che faccio. Teniamo insieme le municipalità, non escludiamole perché non sono sempre portatori di problematiche. Servono a costruire coscienza e a costruire senso”.
Il tavolo tornerà ad aggiornarsi a breve.