SQUINZANO – “Bollette pagate ad un elettore vicino ad ambienti della criminalità locale dal sindaco e da un consigliere comunale, in cambio del suo voto“, “alterazione del punteggio per la graduatoria di assegnazione di alloggi popolari, a vantaggio di soggetti fortemente contigui alla criminalità organizzata o con legami di parentela con affiliati ai locali clan mafiosi” e poi “irregolarità nel rilascio di licenze per esercizi commerciali, controllati o gestiti da esponenti legati alle locali consorterie mafiose“.
Sono gli elementi che hanno portato al commissariamento del Comune di Squinzano, il 29 gennaio scorso, elencati nella relazione redatta e inviata dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nella relazione si parla di “concreti, univoci e rilevanti collagamenti tra amministratori e criminalità organizzata“. La relazione è frutto, a sua volta, di quanto riferito dalla Commissione Prefettizia che, nei mesi scorsi, si era insediata in Comune, prima che le dimissioni di 9 consiglieri portassero allo scioglimento del consiglio comunale.
Capitolo case popolari.
“La relazione prefettizia – scrive il Ministro – ha segnalato numerose illegittimità nelle procedure concorsuali di assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica del Comune di Squinzano. In particolare – si legge ancora – è stata accertata una alterazione del punteggio a vantaggio di soggetti fortemente contigui alla criminalità o con legami di parentela con affiliati ai locali clan mafiosi, a seguito di false attestazioni di domicilio e illegittime assegnazioni della residenza anagrafica, non supportate da necessarie verifiche degli uffici comunali. Illegittiminità – continua il Ministro – rappresentate al sindaco dal segretario comunale, che ha prospettato anche l’opportunità di annullamento della graduatoria in questione“. In quella occasione il primo cittadino avrebbe, però, minacciato di dimettersi dall’incarico a fronte della paventata possibilità di annullamento del procedimento.
“Non ritrovo nulla del mio operato in quanto riportato nella relazione – replica Marra – la graduatoria, al contrario, l’ho rifatta ex novo. Al momento del mio insediamento ho subito inviato alla Prefettura una nota inerente proprio quella graduatoria, con la richiesta di opportuni approfondimenti. Non ho mai ricevuto alcun riscontro e, dunque, ho proceduto a rifarla. Con la mia squadra -aggiunge- abbiamo messo in campo un’attività che va tutta in senso contrario rispetto a queste accuse, come dimostrano ad esempio gli atti sull’affidamento dei beni confiscati alla mafia, avenuto tramite una commissione di garanzia richiesta proprio da noi, in collaborazione con Procura e Prefettura”.
Capitolo presunta corruzione elettorale.
“Delle condotte ascrivibili a questo reato – stando alla relazione – si sarebbero resi protagonisti soggetti vicini agli ambienti criminali in rapporto con numerosi amministratori del Comune”. Dito puntato, al margine delle indagini, contro un presunto rapporto di stretta collaborazione tra l’ex sindaco e un esponente di spicco della criminalità organizzata. Secondo Marra “un’accusa infamante e totalmente infondata” e contro la quale si tutelerà nelle opportune sedi.
“In particolare – si legge ancora – sono stati accertati ripetuti contatti tra esponenti del locale contesto mafioso con il precedente sindaco, vicesindaco e assessore con delega alle politiche sociali, dai quali emerge che questi ultimi si siano adoperati per far ottenere a soggetti controindicati contributi economici comunali, un’assunzione in una cooperativa operante per il Comune e la promessa di un posto di lavoro per un altro esponente della stessa famiglia mafiosa. Il tutto – continua il Ministro – come compenso al sostegno elettorale ricevuto nelle amministrative del giugno 2018“. Tra le conferme a tale rapporto di scambio, si legge che il sindaco e un consigliere comunale avrebbero anche accettato di pagare le bollette ad un elettore vicino agli ambienti della criminalità locale, ancora una volta in cambio del suo voto.
“Non ho mai pagato bollette a nessuno – replica Marra – i contributi sono assegnati tramite atti e determine dirigenziali di funzionari comunali, verso i quali confermo comunque la mia piena fiducia”.
Un altro tassello importante contestato agli amministratori riguarda, infine, presunte irregolarità e omessi controlli nel rilascio di licenze per attività commerciali controllate o gestite da espenenti di consorterie mafiose. Anche su questo Marra è netto: “Il rilascio di licenze spetta ai dirigenti, nessuna firma o avallo da parte degli amministratori – dice – ai funzionari, anche in questo caso, confermo comunque piena fiducia”.
E.Fio