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Mega store chiusi nei parchi commerciali: la battaglia davanti al Tar

SALENTO-Lo avevano annunciato ed ora il ricorso al Tar è stato presentato. I titolari di alcuni marchi dei quali CityModa si è fatto portavoce, rappresentati dall’avvocato del Codacons Luisa Carpentieri, si sono rivolti ai giudici amministrativi contro il Dpcm del 3 dicembre che prevede la chiusura dei negozi nei centri commerciali e nei parchi commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Il ricorso al Tar Lazio è stato presentato da alcuni imprenditori romani ed è stato accolto: già da domenica 13 dicembre potranno rimanere aperti insieme ai mercatini all’aperto come Porta Portese.

A rivolgersi al Tar Lazio sono stati, oltre a CityModa, i marchi Nuovarredo , Tata, Globo , Happy Casa, Trony, Euronics, Senso Unico. Chiedono l’annullamento dell’efficacia del Dpcm nella parte in cui si prevede la chiusura degli esercizi nei parchi commerciali.

Giancarlo Fiore, titolare di CityModa, aveva parlato di “perdite gravissime” per la chiusura, ad esempio, nel suo caso, dei tre punti vendita a Brindisi nel Brindpark e a Bari nel Bari Max e in Santa Caterina.

Si tratta di attività– si legge nel ricorso- che hanno accessi autonomi, anche se inseriti in contesti di raggruppamenti commerciali, in alcuni casi anche distanti l’uno dall’altro dove gli unici spazi comuni sono di solito solo le aree dei parcheggi”. Si contesta un quadro normativamente confuso dove la differenza “di fatto sta nella destinazione urbanistica dell’area in cui insiste l’immobile occupato dal punto vendita e non dalle caratteristiche intrinseche di esso. Infatti, laddove invece che parco commerciale l’area sia definita ad esempio “Zona Artigianale”, allora gli esercizi di medie dimensioni ed appartenenti alla stessa catena commerciale possono rimanere aperti nei giorni festivi e prefestivi“.

Un altro paradosso viene evidenziato nel ricorso: “Da una parte il Governo espande l‘orario di apertura dei negozi per evitare assembramenti, dall’altro però chiude nei periodi di maggior afflusso e le attività commerciali più capienti concentrando così gli avventori nei negozi presenti nei centri cittadini con percorsi in cui è assolutamente più facile che si realizzi, anche involontariamente, un assembramento di persone“.

M. Cos.

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