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Xylella, monitoraggio più rigido nella zona “rossissima”. Psr tra appelli e graduatorie

BARI – La xylella come il covid: sulle piante si effettua il tampone. Ma a differenza del virus degli umani, non c’è speranza di debellarlo con l’isolamento. E gli oltre 5 anni di lotta serrata lo dimostrano. Sono 500mila i tamponi effettuati sulla parte sintomatica dei 7 milioni di ulivi in Puglia. Per 11.700 di questi, si è reso necessario l’abbattimento. Una media di 2500 piante l’anno. Ora parte la nuova fase del monitoraggio, più rigido di prima, si prenderanno in esame 5 piante per ettaro, non più una. E la zona diventa “rossissima”, così l’ha ribattezzata in audizione Ambiente del Consiglio, il direttore del dipartimento agricoltura della Regione Puglia, Gianluca Nardone. La zona rossissima va dal primo chilometro dell’area indenne all’ultimo chilometro dell’area infetta. E’ “la linea del Piave” – ha detto Nardone – “da non poter assolutamente superare”.

Ma non ci saranno interventi formali nella ex zona di contenimento perché – ha spiegato ancora il direttore – se ci fosse bisognerebbe attenersi alla legge che impone abbattimenti. E i sindaci hanno chiesto di non farlo.

Ottantacinque squadre dell’Arif sono al lavoro ma ciò che hanno constatato al momento è che il tasso di agricoltori che tiene i campi puliti e che quindi fa prevenzione, è bassissimo. Quello degli inadempienti alle buone pratiche, altissimo. Cinque i laboratori a lavoro per le analisi dei tamponi, nonostante le difficoltà del covid, dal momento del prelievo all’abbattimento passano 45 giorni in media.

Ma è il Psr che in commissione è stato ancora oggetto di scontro politico. Se Damascelli, Forza italia, ha definito i temi dell’audizione di oggi “l’emblema del fallimento della Puglia”, è l’ex assessore Leonardo Di Gioia, ancora formalmente in maggioranza ma che fa volari stracci ormai da tempo, a lanciare la stilettata infuocata: “E’ stato tradito il senso di legalità“.

Il riferimento è ai bandi Psr. A tal proposito Nardone ha spiegato che sulla misura 4.1.a sono state rigettate 500 istanze su 2300 pratiche. La graduatoria è pronta ma non sarà pubblicata prima del confronto con il Tar per non incappare in altre interpretazioni da cassare.

Non sarà breve la procedura per riallineare le domande dopo la bocciatura della parte che prevedeva la consegna del Durc alla fine, secondo i giudici va segnato all’inizio della procedura per valutare la regolarità dell’azienda. La Regione ha deciso di appellarsi al Consiglio di Stato, quindi per la parte di aziende che rientrano in questo problema, è tutto in stand by, le aziende da escludere non sono comprese tra quelle 500 già respinte.

Sul bando giovani, la graduatoria sarà pubblicata i primi di settembre. Ultimo passaggio sui pagamenti: entro il 30 giugno saranno evasi – previa deroga – quelli delle domande a superficie, valgono 500 milioni di euro, mentre sul resto dei pagamenti l’8 luglio si attende la bilaterale con Bruxelles.

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