Cronaca

Terme, il Tribunale respinge le accuse del Comune. E lo condanna al risarcimento

BARI – Le accuse sono infondate. Ora il Comune di Santa Cesarea dovrà anche pagare le spese legali. Finisce così dopo 7 anni, il braccio di ferro legale tra il Comune e la società Terme di Santa Cesarea.

Il Tribunale di Bari ha respinto le accuse per “infondatezza”.

Ma ricapitoliamo. Il Comune di Santa Cesarea aveva promosso una azione di responsabilità nei confronti dei vertici della società: il presidente Serra, il direttore Guida e il presidente del collegio sindacale Rapanà.

Quattro le vicende oggetto di accuse: l’appalto dei lavori del Centro Termale Palazzo e dell’edificio Gattulla, il conferimento di incarichi, l’avvio della gara per la ristrutturazione del Nuovo centro termale e la revoca dei lavori. L’accusa del Comune era di mala gestio, in buona sostanza sperpero di denaro, procedure nebulose e affidamento di incarichi ad personam.

Ma per i giudici non è andata così e – scrivono – lo dimostrano le carte prodotte.

Nella sentenza di 27 pagine si legge che, quanto ai lavori di albergo Palazzo e edificio Gattulla, rispettivamente da 1 milione mezzo di euro e 2 milioni e mezzo, i lavori erano stati decisi già dal 2006, con un accordo tra Terme e Ministero per le attività produttive. Il contratto prevedeva la dettagliata articolazione temporale degli investimenti. Tutto corretto, dicono i giudici.

Il programma prevedeva l’uso del Nuovo Centro Termale previ lavori di ammodernamento. Ma il sequestro bloccò tutto. Tanto da risolvere il contratto, revocare i lavori e comunicare alla Procura la decisione. Il Cda era a conoscenza delle scelte operate, non è stato fatto tutto in modo autonomo dal presidente senza avvisare come, invece, sostenuto nell’accusa. Né la società Terme Santa Cesarea s.p.a. aveva obbligo di procedere all’affidamento dei lavori mediante gara ad evidenza pubblica. Ma la revoca del contratto era necessaria perché – hanno fatto notare i giudici – c’è un fattore di imprescindibile necessità, ovvero che l’immobile era stato già oggetto di pregresse agevolazioni pubbliche.

Quanto all’accusa di incarichi professionali affidati ai parenti, i giudici fanno notare che l’architetto De Matteis fu nominato dal precedente amministratore unico. Quindi anni prima dell’arrivo del congiunto.

Stesso discorso per l’incompatibilità segnalata sul ragioniere Cozza, perché parente di quarto grado con il rappresentante capofila della Ati aggiudicataria dei lavori: la nomina era avvenuta prima.

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