Attualità

Anche i fotografi in piazza: “Riaprire per fare cosa?”

BARI – Sono spente. Gli obiettivi non inquadrano nulla. Quando, invece, a giugno è tradizionalmente il mese in cui l’attività è vivace e fibrillante. I fotografi e i videofragi di Puglia le macchinette le hanno lasciate lì, davanti alla sede del Consiglio regionale dove all’interno la politica decide.

Perché ora che la stagione dei matrimoni e delle cerimonie è totalmente azzerata, chiedono e pretendono risposte che sino ad oggi non sono ancora arrivate. “C’è chi ha 2 mila euro di finanziamento – ci spiegano –  c’è chi ne ha 10mila perché ha comprato grossi macchinari. I macchinari dei laboratori costano centinaia di migliaia di euro. Ma anche un semplice fotografo ogni due anni minimo, rinnova, per migliaia di euro, il suo parco macchine. Sono già leasing e finanziamenti”.

Non bastano i 600 euro del governo, sebbene siano gli unici aiuti arrivati ad un settore che in Puglia conta pià di 2 mila imprese. Non bastano nemmeno gli incentivi per l’accesso al credito perché vorrebbe dire indebitarsi ancora di più. “Non è il fondo perduto che ci aiuta – ci spiega Alberto Caputo, presidente dell’Associazione Fotografi Professionisti del Salento dopo un breve primo colloquio con l’assessore regionale Loredana Capone -. Avremmo sempre altri soldi da pagare. Noi questo non lo vogliamo e non possiamo neanche farlo perché molte aziende ormai sono al collasso, quindi non ce la faranno a superare questa situazione. Molti chiuderanno probabilmente. Alla Regione chiediamo misure che ci aiutino ad arrivare alla primavera del 2021, quando torneremo a lavorare con i matrimoni. Almeno sino alla primavera 2021, poi si vedrà”.

Ciò che chiedono è un sostegno per le imprese a reddito zero ma sopattutto il riconoscimento di una professione che non si inventa, ma si costruisce con lo studio e con il tempo. “La Regione deve cominciare a trattare anche il fotografo come le altre categorie – spiega Antonio Tramacere, nel settore da 45 anni -. In questo momento il fotografo non lo è perché viene messo in mezzo al calderone del wedding, dove ci sono sale ricevimenti, investimenti di milioni di euro e altri affari. Il fotografo ha le sue problematiche, che vanno viste, non dico risolve perché non si risolvono dall’oggi al domani. Ma ricominciamo da una situazione. La vecchia ormai non serve più, è finita per tante cose. Adesso ricominciamo”.

“Non ci possiamo permettere un anno senza incassare. Molti di noi purtroppo moriranno. Moriranno – conclude Antonio Antoniozzi, fotogrado dal 1978 -. Chi non avrà la forza o l’aiuto familiare per poter tirare avanti, è destinato a morire”.

https://youtu.be/Jxi4ag-asjs

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