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Il racconto di Manuela dal “fronte”: “In Rianimazione anche giovani. Ho 4 figli ma non posso abbracciarli”

BARI – Oggi Manuela è a casa. La tuta, gli occhiali, la mascherina, i calzari, li indosserà fra un po’, quando dovrà tornare da infermiera nel reparto di Rianimazione del Vito Fazzi di Lecce. Oggi diventato reparto Covid.

Ma la sua non è una tuta da supereroe, dice. E non ci penserebbe a cambiarla nemmeno oggi, nel pieno di una guerra inimmaginabile fino a due mesi fa. “Io e i miei colleghi siamo molto provati da quello che stiamo vivendo. Ma nonostante tutto – ci racconta – credo ancora che il mio sia uno dei lavori più belli del mondo. La solidarietà e la disponibilità tra noi è il massimo. Nessuno si è mai tirato indietro e questo va oltre il dovere morale. La riconoscenza da parte di familiari dei malati di tutta Italia ci dà la forza. Dopo anni di tagli alla sanità, blocco degli stipendi, siamo i nuovi eroi della Patria. Ma non ci sentiamo eroi, siamo solo dei professionisti che fanno il loro lavoro e amano quello che fanno. Non in videoconferenza, come possono fare in tanti altri lavori, ma in prima linea con massimi livelli di attenzione. Perché in Rianimazione è così“.

Oggi, nel reparto di rianimazione dei Vito Fazzi, secondo i dati diffusi dalla Asl, ci sono 5 pazienti. I più gravi. E lì, in quel reparto così delicato, si deve fare i conti anche con un isolamento affettivo. Fattore che da medici e infermieri del reparto non è assolutamente sottovalutato, anzi. Si prestano a diventare i portatori di messaggi di affetto. “I nostri pazienti sono tutti covid, di massima criticità. Anche giovani, a volte senza alcuna malattia pregressa. I familiari vivono l’angoscia, l’angoscia di non poter vedere né sentire i propri cari. Ora dopo ora, giorno dopo giorno, aspettano di poter avere buone notizie. Qualche giorno fa – racconta ancora Manuela – mi è capitato di sentire una signora che aveva telefonato per avere notizie del marito. Nell’attesa che il medico rispondesse, le ho chiesto come si sentisse lei. Non mi aspettavo nessuna risposta, le ho augurato un in bocca al lupo. Per tutto”.

Secondo i dati diffusi dalla Asl, sono 25 gli operatori sanitari che ad oggi risultano contagiati dal coronavirus nella provincia di Lecce. Un numero altissimo. Manuela oggi sta bene, deve resistere. Per i pazienti, per se stessa, per i suoi 4 bimbi che non possono più nemmeno abbracciarla. “Vi chiediamo di capire i nostri sforzi – aggiunge Manuela – quindi di aiutarci restando a casa. C’è da dire che anche noi infermieri e medici stiamo cadendo come birilli, purtroppo ci stiamo ammalando. Continueremo a fare il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Da eroi, senza stellette, senza armi, senza riconoscimenti. Scusate l’emozione ma è quello che stiamo vivendo”. Poi aggiunge: “Ogni giorno lasciamo i nostri figli, io ne ho quattro. Il mio piccolo ogni giorno mi chiede: mamma è stato sconfitto il coronavirus? Perché io ti voglio abbracciare“.

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