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Corte dei Conti, sprechi e mala gestione. Nel 2019 un danno da 14 mln

BARI – Un danno complessivo da 14 milioni di euro, certificato nelle 72 sentenze di condanna. E’ il bilancio del lavoro svolto nel solo 2019 dalla Corte dei Conti di Bari. Ma solo di quello reso visibile, perché la vera mole di lavoro è nei 6551 nuovi fascicoli aperti negli ultimi 12 mesi, il 23% in più dell’anno precedente, che sommati alle indagini già in corso, si traducono in 3682 fascicoli per ciascun magistrato.

Un peso enorme ma che, hanno evidenziato nelle rispettive relazioni, il procuratore generale della Corte dei Conti, Carmela de Gennaro e il presidente della Sezione Giurisdizionale, Francesco Paolo Romanelli, è indice di un fatto incontrovertibile: “c’è una costanza nella malagestione”.

Furberie, assenteismo, sprechi. Atteggiamenti che sfuggono ai controlli, distraendo soldi pubblici e, hanno sottolineato i magistrati, bloccando lo sviluppo economico dell’intera regione.

Torna ciclicamente il problema delle erogazioni in agricoltura: ammontano a 6milioni e 294 mila euro i fondi elargiti in favore di chi non ne avrebbe diritto da Agea, Regione e Ministero. “Un fenomeno diffuso in questa regione” ha chiarito Romanelli.

Ma, ha aggiunto il procuratore de Gennaro, c’è una perdurante illegalità nella sanità: come nel caso dei due medici in servizio nella Asl di Lecce, che non fatturavano prestazioni erogate in regime di intromoenia, o l’indebita corresponsione di compensi da parte della Asl in favore della Onlus che svolgeva servizio di 118 a San Cataldo e ancora prestazioni elargite da medici in regime di extramoenia ma senza autorizzazione.

Ma nelle relazioni della cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, viene ricordato anche il caso dell‘ex direttore generale dell’Arif e del danno da 122 mila euro accertato dalla Corte; il sempre maggiore ricorso degli enti pubblici alla esternalizzazione di interi segmenti, alla costituzione di società partecipate con capitale pubblico, agli affidamenti in emergenza in deroga ad ogni legge.

Ma, ha richiamato il procuratore, si denuncia poco. E maggiore è il danno, minore è la quantità di somme recuperate. Di qui il monito: “la Corte – scrive la de Gennaro – da sola non riesce a contenere entro limiti accettabili la cattiva gestione delle risorse pubbliche. Bisogna interrogarsi su quali ulteriori rimedi sarebbe opportuno adottare”.

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