Cronaca

Igeco, interdittiva antimafia: la società fa appello al Consiglio di Stato

LECCE- La Igeco Spa presenta il ricorso in Appello contro la sentenza del Tar Lazio con la quale è stata confermata la legittimità dell’informazione antimafia interdittiva adottata nell’ottobre 2018. Lo ha fatto, dopo 16 giorni dalla pubblicazione della decisione, attraverso lo studio legale Cancrini & Partners di Roma e l’ Avv. Nicola Flascassovitti. Il ricorso per l’impugnativa della sentenza innanzi al Consiglio di Stato, con l’ istanza di sospensione cautelare della sua efficacia è stata depositata mercoledi. La società ha riproposto innanzi al Giudice amministrativo di secondo grado le stesse argomentazioni già prospettate innanzi al Tar Lazio, convinta della loro legittimità e fondatezza. Ha evidenziato che il provvedimento della Prefettura capitolina contestava la presenza di 6 dipendenti su 310, alla data del 23/11/2016, con reati di stampo mafioso (il gruppo aveva livelli occupazionali di circa 500 unità), nonostante, al 3/10/18, data di emissione dell’informativa interdittiva, i predetti non erano più dipendenti di Igeco. In alcuni casi, in forza della clausola sociale prevista per legge, i dipendenti attenzionati sono ‘pervenuti’ alle dipendenze di Igeco perché provenienti dall’impresa che precedentemente gestiva il servizio di Igiene Urbana poi assunto da Igeco e da quella impresa – non da Igeco – sono stati assunti. “Sino a quando è stato Presidente di Igeco, l’imprenditore Ricchiuto ha sempre prontamente denunciato ogni tentativo di condizionamento da parte di consorterie criminali. Insieme alla sua famiglia- commenta il legale- è stato anche vittima di attentati (ritrovamento di una bomba nei pressi della sua abitazione e pistolettate), rispetto ai quali ha sempre garantito la massima collaborazione con gli organi inquirenti. Per tali ragioni è stato sottoposto ad un pesante programma di scorta. Questi aspetti non sono stati minimamente presi in esame nell’interdittiva e nemmanco valutati dal Tar Lazio e v’è anche da aggiungere che, né nell’una né nell’altra, è stato contestato ad Igeco alcun rapporto commerciale con operatori economici riconducibili a consorterie criminali”.

 

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