SQUINZANO- Il reato contestato è quello di omicidio colposo. Il pm Maria Vallefuoco ha chiuso le indagini sulla vicenda della morte, il 23 ottobre del 2018, della 49enne Teresa Tramacere, di Squinzano, avvenuta dopo una gastroscopia eseguita in una clinica privata leccese, esame preparatorio ad un delicato intervento per il trattamento endoscopico dell’obesità. Sul registro degli indagati solo il medico leccese che eseguì l’esame. Teresa Tramacere era obesa. Secondo la famiglia, rappresentata dall’avvocato Cosimo Miccoli, tutti gli esami preparatori e lo stesso intervento avrebbero dovuto seguire, per questo motivo, un protocollo ad hoc, cosa che, secondo la Procura, non è stata tenuta in considerazione. La morte della donna è avvenuta nel Vito Fazzi, dove era arrivata in coma. Un paziente a rischio, perché pesava 170 chili per un metro e 60 di altezza.
Secondo l’accusa non sarebbe stata fatta una valutazione pre-operatoria in relazione al rischio dovuto alla patologia, e all’assegnazione della paziente alla classe Asa , né ci sarebbe stata una consulenza congiunta di uno specialista specifico della patologia e di un anestesista. Non si sarebbe inoltre provveduto al corretto monitoraggio della paziente nel corso dell’intervento, con riferimento al battito cardiaco, pressione arteriosa, attività elettrica cardiaca e livelli di sedazione. L’arresto cardiaco era subentrato durante l’esame. Per questo si era reso necessario il trasferimento d’urgenza nel reparto di Terapia intensiva del “Fazzi”dove la donna era morta per arresto cardiocircolatorio seguito ad un arresto respiratorio. L’inchiesta era stata avviata dopo la denuncia sporta dalla famiglia della 49enne. Il medico, difeso dagli avocati Amilcare Tana e Giuseppe dell’Anna, potrà ora presentare delle memorie o chiedere di essere interrogato.