LECCE-Erano una decina le persone che la Digos aveva attenzionato dopo l’incursione e l’assalto in piazza S. Oronzo a Lecce al gazebo della Lega, il 19 maggio scorso. Ora, nella conclusione delle indagini preliminari a firma del pm Donatina Buffelli, rimangono sette nomi. Alcuni di loro sono già noti come appartenenti all’area antagonista e già implicati in vicende dello stesso tipo. Quel giorno, durante il raid in piazza Sant’Oronzo, oltre ai danneggiamenti della struttura, c’era stato anche un episodio di violenza: una ragazzina di 17 anni era rimasta ferita ad un occhio. Aveva recuperato da terra una bandiera che il gruppo aveva divelto e lanciato, ma qualcuno aveva provato a strappargliela di mano provocandole la contusione. Per quell’episodio il pm contesta anche la rapina a due dei sette indagati, un uomo ed una donna. Quest’ultima, secondo la ricostruzione fatta dagli agenti, avrebbe anche sferrato un pugno alla minore finita poi in ospedale e dimessa con una prognosi di 8 giorni.
Per identificare il gruppo che quella mattina aveva assaltato il banchetto della Lega allestito a poche ore dall’arrivo in città di Matteo Salvini, gli agenti della Digos avevano visionato tutte le telecamere presenti nella piazza e nei vicoli adiacenti. La scena era stata ripresa interamente. Dopo un’accesa discussione il gazebo era stato buttato giù e le bandiere strappate. In quel momento erano presenti anche l’ex segretario cittadino Mario Spagnolo e il senatore leghista Roberto Marti.
Sette persone quindi con certezza erano nel gruppo. Il pm ha iscritto il loro nome nel registro degli indagati con le accuse, a vario titolo, anche di danneggiamento, violenza privata e lesioni. A difenderle gli avvocati Carlo Sariconi e Francesco Calabro.
