
SALENTO – Giugno ha rappresentato un banco di prova sufficiente a stilare un primo bilancio: la rivoluzione plastic free sulle spiagge del litorale salentino presenta il conto che, a dire degli imprenditori balneari, è “quadruplicato”.
Un passo indietro. La regione Puglia è stata la prima a bandire l’utilizzo della plastica usa e getta come misura di salvaguardia ambientale. Lo ha fatto con un’ordinanza balneare approvata a ridosso di questa stagione estiva, battendo d’anticipo di ben due anni rispetto a quanto accadrà in tutta Europa a partire dal primo maggio 2021. Le altre due regioni pioniere, iniseme alla Puglia, sono state la Toscana e il Molise. Ebbene questo primato, a trenta giorni dall’avvio effettivo della bella stagione, adesso presenta il conto. Ed è salato, per qualcuno insostenibile.
A farsi portavoce degli ostacoli che stanno mettendo a dura prova titolari e gestori di lidi è il Sindacato degli stabilimenti Balneari di Lecce, per bocca del presidente Alfredo Prete.
«Rinunciare alla plastica è un’idea che da subito abbiamo accolto con entusiasmo – spiega Prete a TeleRama – abbiamo condiviso all’unanimità la decisione di dire stop sin da questa stagione estiva alla plastica sui nostri lidi, in favore invece di materiale compostabile e monouso. Il primo grande ostacolo, però, si è rivelato sin da subito: le aziende produttrici non erano pronte a riconvertire la produzione. Un passaggio dai costi altissimi, stiamo parlando di milioni di euro, dacché richiede l’adattamento di impianti e attrezzature in grado di trasformare la rivoluzione in realtà. Un investimento che per le sole tre regioni pioniere in tutta Italia, la gran parte delle aziende ha scelto di rinviare: gli introiti potrebbero non ammortizzare i costi“. Il risultato è presto detto: i balneari salentini hanno difficoltà a reperire il materiale biodegradabile, dalle stoviglie alle bibite in lattina, nelle quantità necessarie. Non solo. Trattandosi di un “lusso” o quasi, considerata l’offerta di nicchia, i costi sono quadruplicati”.
Un esempio che, seppur banale, renda l’idea? “Il classico bicchiere d’acqua servito ai clienti su cortese richiesta non può più essere gratuito. E questo perchè quel bicchiere, biodegradabile, ad oggi ha un costo alto. Idem per quell’acqua, confezionata in lattina o in vetro”. E non è una questione di taccagneria. “È il prezzo di una rivoluzione a macchia di leopardo – conclude il sindacato – i primati hanno i pro e i contro. Intanto la categoria sta cercando di difendersi come può”.
E.Fio
Lascia un commento