
LECCE-Si chiude con condanne per oltre due secoli di carcere per 25 imputati e confische per milioni di euro il processo in abbreviato nato dall’operazione Labirinto. Il gup Maurizio Saso ha accolto le richieste formulate dal pm Valeria Farina Valaori per 26 imputati. Si tratta del processo nato dall’operazione dei carabinieri che nel luglio 2018 portò all’arresto di 33 persone accusate di associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. L’operazione smantellò un presunto gruppo criminale ritenuto erede del clan Tornese. nel processo si sono costituiti parte civile i comuni di Lequile, San Cesario, Monteroni e Carmiano per i quali è stato disposto un risarcimento di quasi due mila euro ciascuno. L’operazione aveva individuato due diversi gruppi con due presunti capi: Vincenzo Rizzo, operante nell’area di San Cesario, San Donato e Lequile, con influenza anche a Gallipoli, e Saulle Politi, attivo a Monteroni, Arnesano, San Pietro in Lama, Carmiano, Leverano, Porto Cesareo. Per entrambi la condanna è a 20 anni di reclusione. Secondo gli inquirenti, personaggi capaci anche di fare impresa con attività di tipo imprenditoriale. Negli atti del processo, anche anche alcune dichiarazioni rilasciate dal pentito Tommaso Montedoro.
Oltre a Rizzo e Saulle Politi le pene più alte sono per Massimo Cosi , 12 anni e 8 mesi; Antonio De Carlo, 10 anni e 8 mesi; Rodolfo Franco, 14 anni, Francesco Ingrosso, 12 anni e 8 mesi; Giuseppino Mero 10 anni e 8 mesi; Gabriele Tarantino, 10 anni; 10 anni e 4 mesi per Michele Sterlicchio. Assolto Giorgio Aramini .
Il gup ha dosposto la confisca per alcune attività : l’agenzia di scommesse sportive amministrata da Fabiana Pellè a Novoli, la società Carni e Più di Lizzanello , il bar Caffè alla Romana di Monteroni, la società ittica Gallipoli srl di Davide Quuintana , la società coperativa Mr Poldo, una Maserati e numerosi appartamenti e furgoni.
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