Cronaca

Processo “Favori e giustizia”, in aula i testimoni della difesa

LECCE-Che valore aveva, realmente, la barca venduta dal dirigente Asl Carlo Siciliano all’ex pm Emilio Arnesano?

Un dubbio non da poco, considerando che buona parte delle accusa mosse ad Arnesano partono proprio dall’acquisto dell’imbarcazione dall’amico ad un prezzo stracciato. A sfilare davanti ai giudici di Potenza, dove è in corso il processo cosiddetto “favori e giustizia” i testimoni della difesa. Secondo la ricostruzione fatta dalla guardia di finanza, Arnesano paga la barca 28mila euro anziché 45mila, il suo effettivo valore. Gli avvocati di Siciliano, Amilcare Tana e Nicola Buccico, sono arrivati però ad una conclusione diversa: hanno depositato una relazione tecnica redatta dall’ingegnere nautico Massimo Congedo che ha stabilito come il valore reale fosse di 25 mila e 829 euro. Il maresciallo della finanza ascoltato come teste nella scorsa udienza aveva parlato di una valutazione “ipotetica” fatta da un consulente solo attraverso una fotografia. Secondo l’ingegnere invece le condizioni della barca erano fortemente compromesse. Questa inoltre era stata intaccata dall'”osmosi”, una sorta di malattia degli scafi in vetroresina che porta al rapido deterioramento degli stessi.

In aula sono stati ascoltati anche diversi medici che hanno testimoniato come l’ormai nota “battuta di caccia al daino” nella riserva di Pietrapertosa (in provincia di Potenza) sarebbe dovuta essere in realtà un pranzo organizzato molto prima del sequestro della piscina di Giorgio Trianni e che niente quindi avesse a che vedere con l’invito “interessato” all’ex pm per tentare di “aggiustare” la questione.

Sul banco dei testimoni anche gli ultimi due componenti delle commissione d’esame da avvocato per la vicenda relativa alle presunte pressioni per agevolare Federica Nestola: il sostituto procuratore Nicola d’Amato e la professoressa Susanna Cafaro. Vicenda che ha coinvolto l’avvocato Mario Antonio Ciardo, vice presidente della commissione d’esame e accusato di aver agevolato l’esame orale della Nestola. Come gli altri membri della commissione, anche gli ultimi due teste hanno negato di aver visto Ciardo sollecitare, suggerire o fornire domande alla candidata, né di aver ricevuto da lui richieste di raccomandazioni. Sulla questione è stato ascoltato anche il dottore Pati della Corte d’Appello che ha spiegato le modalità della valutazione: dopo l’interrogazione la commissione si riuniva in camera di consiglio e la decisione sul voto, materia per materia, era assolutamente condivisa e collegiale.

M.C.

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