POTENZA – Conclusa la prova a carico, ovvero l’ascolto di tutti i testimoni chiamati dalla procura per le vicende che lo riguardano, i legali di Ottavio Narracci, ex direttore generale dell’Asl Lecce, gli avvocati Placanica e De Pascalis, hanno chiesto la revoca dei domiciliari perché non ci sarebbe più il rischio dell’inquinamento delle prove.
Una richiesta avanzata a conclusione della nuova udienza di giovedi mattina a Potenza per il processo che vede come principale indagato il pm Emilio Arnesano e ribattezzato “favori e giustizia”.
Ieri è stata ascoltata la donna dal cui cellulare sono partiti i messaggi per Narracci con le richieste di raccomandazioni e firmate “la famiglia”, che avrebbe permesso a Narracci di riconoscere il pm.
“Messaggi – ha detto la donna – scritti sotto dettatura”. Un processo che sta ricostruendo le varie fasi dell’inchiesta: dalla compravendita della barca tra Carlo Siciliano e Arnesano, per cui è stato ascoltato l’imprenditore proprietario di un’azienda nautica che ha messo in contatto i due, sino alla battuta di caccia alla quale avrebbero partecipato Arnesano e il primario Giorgio Trianni. In aula è stato ascoltato il proprietario della riserva.
Sull’istanza di scarcerazione per Narracci il giudice si è riservato. Nella prossima udienza, il 6 giugno, altri testimoni: l’avvocatessa Benedetta Martina, i componenti della commissione d’esame per avvocato per il quale Arnesano si sarebbe interessato, e poi il Procuratore Elsa Valeria Mignone, titolare del fascicolo processuale che riguardava Narracci, in seguito alla richiesta di assoluzione del direttore generale da lui avanzata da Arnesano.