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Imprenditori balneari sul piede di guerra: il Piano Coste leccese ci distrugge

LECCE-“Il Piano Coste predisposto dall’amministrazione Salvemini non ci rappresenta e non soddisfa le richieste del nuovo turismo che arriva nel Salento: sempre più di qualità e d’elite”. A parlare sono i rappresentanti della categoria dei balneari e gli imprenditori del settore in questi giorni sul piede di guerra. “Se il Piano Comunale delle Coste, che dopo la scadenza del termine per le osservazioni dei cittadini arriverà in commissione Vas, sarà approvato in Regione, di noi si farà tabula rasa” dicono Giampiero Imparato, titolare di uno stabilimento e Giuseppe Mancarella, presidente Cna Balneari. Dei 33 stabilimenti che insistono attualmente sulla costa leccese, da una parte di Casalabate sino a S. Cataldo, ne rimarrebbero in piedi solo 17. Quello predisposto dall’amministrazione è un aggiornamento del Piano che colma (era stato affermato durante la presentazione insieme ai tecnici e alla Soprintendenza) vuoti conoscitivi con nuovi documenti e fotografie, orientando le scelte e puntando sulla tutela dei 25 chilometri di costa leccese, sulla lotta all’erosione e, soprattutto, considerando il litorale un bene pubblico che deve essere fruito da tutti. “Se questo significa- dicono gli imprenditori- penalizzare chi con tanti sacrifici ha dato nuova vita al litorale leccese, noi non ci stiamo”.

Il legale Danilo Lorenzo sta predisponendo ora le osservazioni al Piano raccogliendo tutte le istanze degli interessati. Poi si arriverà in commissione e si procederà con le valutazioni, ma la battaglia si preannuncia dura.

Il Piano Comunale delle Coste adottato dal Comune di Lecce presenta numerose criticità e si dovrà rivedere quanto prima”.  Lo afferma Angelo Tondo, ex capogruppo di Direzione Italia al comune di Lecce. “Esso prevede un dimezzamento degli stabilimenti balneari esistenti. Si tratta di una scelta che crea un duplice danno: da un lato cancella numerose attività imprenditoriali che non solo lavorano da anni nel settore ma hanno anche puntato le loro risorse in attività di impresa che vengono cancellate con un colpo di spugna, con conseguente perdita anche di posti di lavoro; dall’altro riduce drasticamente l’offerta turistico-balneare in una città che dovrebbe fare del turismo la principale attività. Il Piano delle Coste di Lecce non ha alcuna visione di programmazione turistica, continua Tondo. Il rischio concreto è che si pianifichi un territorio non in ragione delle esigenze reali e concrete di crescita e sviluppo eco-compatibile,ma sulla scorta di una disordinata visione ideologica di utilizzo della costa”.

 

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