OTRANTO- La Cassazione annulla il sequestro dello stabilimento Dolce Riva di Otranto. All’esito della camera di consiglio di mercoledì, è stato accolto il ricorso proposto dagli avvocati Mauro Finocchito e Stefano De Francesco e ha annullato l’ordinanza del 10 settembre 2018 con cui il Tribunale del Riesame aveva, invece, ritenuto valido il decreto di sequestro del 3 agosto dello scorso anno.
Sotto chiave, in piena stagione, era finita l’intera struttura destinata a bar e noleggio attrezzature per la balneazione sulla costa a nord dell’abitato di Otranto, in località Cerra, a poca distanza dal luogo in cui sarebbe dovuto sorgere anche il lido con il marchio di Flavio Briatore, mai aperto perché anche quello finito sotto sequestro.
Secondo l’accusa, la struttura di accesso al mare è stata realizzata “in assenza del permesso di costruire, dei nullaosta delle autorità preposte al vincolo e dei titoli demaniali rilasciati”. E ciò in quanto, secondo la Procura, tutti gli assensi edilizi sarebbero stati “macroscopicamente illegittimi” poiché rilasciati in violazione delle previsioni del Piano regolatore, del PPTR (Piano paesaggistico territoriale regionale) e del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico). Violazioni che avrebbero permesso la “creazione di una grande struttura” non consentita in zona agricola e, comunque, “complessa e radicalmente diversa […] con interventi di modifica in ampliamento di anno in anno” tutti tra loro “causalmente e teleologicamente orientati a realizzare l’attuale struttura turistico-balneare”, da considerarsi, pertanto, quale un unicum inscindibile, a partire dall’originario permesso del 2009 ed a finire con gli ultimi titoli edilizi del 2017 e 2018.
La Cassazione, però, sembrerebbe non pensarla allo stesso modo del Tribunale del Riesame. Pur con ogni doverosa ed opportuna riserva di riflessioni definitive solo a valle della lettura delle motivazioni, gli avvocati Finocchito e De Francesco rilevano che l’annullamento risulta disposto dalla Cassazione in relazione alla contestazione della violazione degli artt. 44, lett. c), del Testo Unico dell’Edilizia e 181 del Codice del Paesaggio. La Cassazione pertanto potrebbe aver ritenuto non convincente l’interpretazione dell’art. 69 del PRG data dal Tribunale del Riesame, secondo cui quella struttura di accesso al mare in quel posto non si sarebbe potuta realizzare e, comunque, non avrebbe potuto assumere le dimensioni che ha.
Ora, con l’annullamento della Cassazione, la parola torna al Tribunale del Riesame, il quale dovrà, per l’appunto, riesaminare la questione tenendo, però, conto delle censure e dei paletti fissatigli dalla Corte Suprema. Per Dolce Riva sembra dunque aprirsi un grosso spiraglio di speranza in vista dell’imminente stagione turistica.