Cronaca

Favori e Giustizia. Barca e battute di caccia: la ricostruzione di Carlo Siciliano

LECCE- Ha raccontato al giudice di aver conosciuto Emilio Arnesano in occasione della vendita della sua barca e di averlo rivisto dal notaio per concludere l’affare. Nell’interrogatorio avvenuto nel carcere di Potenza il 7 dicembre 2018, poche ore dopo l’arresto, il dirigente dell’ Asl Lecce Carlo Siciliano risponde alle domande del giudice Amerigo Palma e del Procuratore Capo di Potenza Francesco Curcio, i coordinatori dell’inchiesta “favori e giustizia”.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori è Sicilano che ha venduto ad Arnesano la barca di 12 metri a un prezzo di gran di lunga inferiore al prezzo di mercato. In quell’occasione, il magistrato ha “accettato- si legge nell’ordinanza- un pagamento in mazzette di denaro contante, sulla cui provenienza sono in corso accertamenti. Inoltre, nell’atto di acquisto dell’imbarcazione, è stato indicato un prezzo d’acquisto simbolico, non corrispondente a quello realmente pagato”.

Alla presenza degli avvocati difensori Luigi Rella e Nicola Buccico, Siciliano racconta di come Arnesano abbia pagato in contanti i 28 mila euro e di come lui si stesso si sia stupito. “Ma mi pare che si sia stupito anche il notaio!” chiede il giudice “Perché non si può- aggiunge il procuratore capo Curcio- è proprio vietato pagare in contanti”. “Io mi trovavo tra un notaio e un giudice- dice Siciliano- io ero uno che stava vendendo una barca”, ammettendo comunque, a fronte delle domande sul valore della barca (40,50 mila) di sapere, al momento della trattativa, di avere a che fare con un magistrato.

Poi i giudici arrivano all’episodio della caccia , collegato, secondo gli inquirenti, alla piscina di pertinenza del dottor Trianni: stando all’impianto accusatorio, Arnesano ne ha disposto il dissequestro con successiva richiesta di archiviazione dell’inchiesta. Lo avrebbe fatto in cambio di un soggiorno con annesse battute di caccia offerte dal medico al pm. Nell’ordinanza si legge che “Siciliano -in un’intercettazione telefonica- promette al Pm di portarlo a sparare un daino, così bello che avrebbero poi postato la foto sui giornali. Arnesano intima di non sponsorizzare troppo l’evento al suo interlocutore, “altrimenti mi sputtani troppo” dice“. Cosa ci fosse in ballo è, secondo i pm, il dissequestro della piscina di pertinenza del dottor Trianni. Siciliano avrebbe dunque giocato il ruolo di intermediario per lo scambio di favori: una battuta di caccia gratis in favore del dissequestro della piscina.

Qualche giorno prima della partenza per la battuta di caccia alla quale presenzierà anche Arnesano, Siciliano, rispondendo alle domande, parla di Trianni e conferma che il primario gli avesse parlato della piscina, “che voleva chiedere un parere al magistrato e niente di più”. E alla domanda sul perché la battuta di caccia e la cena fosse stata poi interamente pagata da Trianni lui risponde: “Perché così ha voluto lui”, ma aggiunge, rispondendo a domande successive: “La piscina è stata un tormentone per Trianni”. Poi conclude: “Io col dottore Arnesano non ho mai parlato di nulla che avesse a che fare con la giurisprudenza, mai! Io ho solo e soltanto parlato di questioni di caccia …oppure di problemi di salute”.

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