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Cannabis light: dopo le polemiche, la palla passa a Roma

LECCE – Non un punto fermo, ma un interrogativo che resta aperto. Il maxi vertice in prefettura, dopo giorni di polemica sui distrbutori di cannabis light spuntati in città e in prossimità delle scuole, non partorisce alcuna certezza.

Il chiarimento normativo sull’istallazione delle macchinette in questione bisognerà aspettarlo direttamente da Roma. Il tema, scottante, è stato affrontato a partire dalle 9.30 dal prefetto Maria Teresa Cucinotta, che ha chiamato a raccolta istituzioni locali e forze dell’ordine.

Presenti il sindaco di Lecce Carlo Salvemini, l’assessore Silvia Miglietta, il direttore del 118 Maurizio Scardia, il direttore del dipartimento di Prevenzione Asl Lecce Giovanni De Filippis, il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale Vincenzo Melilli, il questore di Lecce, Leonardo De Castris per la procura ordinaria, Maria Cristina Rizzo per la procura dei minorenni, la guardia di finanza e i carabinieri.

Dopo l’allarme rilanciato a più voci, dal mondo ecclesiastico a quello della politica, nei giorni scorsi è stato lo stesso gestore ad intervenire duramente respingendo ogni accusa. “La vendita della cannabis light è legale ed è regolamentata – ha argomentato – si sbaglia chi crede di interfacciarsi con “spacciatori” locali, di produzioni fuori dalle regole e dai controlli, con valori diversi dalla Legge”. Opinione del tutto opposta quella espressa, tra gli altri, dai consiglieri comunali del Centrodestra Angelo Tondo e Gaetano Messuti, che hanno chiesto al sindaco di intervenire con apposita ordinanza per regolamentare la vendita dei prodotti e vietarla ad almeno una distanza di 500 metri da scuole di ogni ordine e grado e da altri luoghi ritenuti sensibili. Un’ipotesi, tra le altre, che non può però prescindere dagli opportuni chiarimenti del Governo.

Intanto nelle scorse ore il gip Vilma Gilli ha convalidato il maxi sequestro dei finanzieri ai prodotti a base di cannabis light venduti in ben 40 negozi nel Tarantino. Molti dei titolari hanno già optato per il ricorso al tribunale del Riesame, l’udienza è fissata per il prossimo 27 dicembre.

Quello che emerge, dunque, è una differenza di vedute che non potrà che chiamare in causa il Governo: da quest’ultimo ci si aspetta una linea guida chiara.

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