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Tre gasdotti a Brindisi: monta la rabbia

BRINDISI – Non uno ma tre. Brindisi potrebbe diventare lo snodo di tre gasdotti. Lo denuncia, con una protesta pubblica convocata per questo sabato sera su corso Umberto, il movimento «No TAP di Brindisi».

I tre progetti sono stati tutti approvati dall’Italia con accordi intergovernativi e dichiarati strategici come progetti di interesse comune dalla Comunità Europea.

Il primo è, ovviamente, il gasdotto Tap, che sbarcherà a Melendugno, ma che poi attraverso il metanodotto Snam giungerà a Brindisi, in contrada Masseria Matagiola, vicino al centro commerciale Le Colonne, a 7 chilometri da Mesagne. È lì che si aggancerà alla rete nazionale Snam.

Il secondo gasdotto è Eagle LNG, con approdo a Lendinuso, progetto di interconnector italo-albanese finalizzato alla realizzazione di un terminale di importazione e rigassificazione di Gnl (Gas Naturale Liquido) gestito dalla società Falcioni, italiana. “L’accordo tra Governi come per Tap – spiegano dal comitato – è stato firmato nel 2017.‭ Porterà 5 miliardi di metri cubi di gas. C’è già la Sia (Studio di Impatto Ambientale). Si allaccerà alla Rete Adriatica Snam di Contrada Matagiola, Brindisi. Approvato dalla Regione Puglia di Emiliano, il gas arriverà dall’America e Qatar”.

Il terzo gasdotto è quello che sta diventando sempre più concreto con approdo a Otranto, IGI Poseidon, già autorizzato e con gas proveniente da Cipro e Israele: anche questo si ricongiungerà alla Rete Adriatica Snam in Contrada Matagiola. Quest’opera è stata approvata con decreto ministeriale nel 2011 e nel 2016. Lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico ha prorogato il termine di inizio e di fine lavori fino al 6 giugno 2019 e fino al 6 giugno 2021. Il 14 maggio scorso, la società IGI Poseidon ha chiesto ed ottenuto la determinazione urgente delle indennità provvisorie per l’esproprio di aree interessate alla realizzazione del metanodotto. Il vincolo decadeva alla data del 6 giugno 2018 e con il decreto del ministero, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, viene prorogato per altri 5 anni.

Quello che più preoccupa gli attivisti è la concentrazione di gas a Masseria Matagiola, esposta così ancora di più al rischio esplosioni.

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