LECCE- La Regione spinge sulla valutazione del danno sanitario delle imprese anche leccesi. Un obiettivo di certo non immediato ma la strada sembra tracciata e serve a correggere la rotta di una legge regionale che ha introdotto uno strumento prezioso di monitoraggio, ma lo ha limitato solo agli stabilimenti delle aree di Brindisi e Taranto e che sono soggetti ad Autorizzazione integrata ambientale (AIA) o fonte di emissioni pericolose.
Si è parlato necessariamente anche di questo nel convegno organizzato all’Hotel Tiziano venerdì pomeriggio da Arpa Puglia, Aress e Asl. Valutare il danno alla salute delle emissioni industriali, oltre al danno ambientale, è una pietra miliare, ma si scontra anche con un quadro normativo incerto, contro il quale non di rado anche i tribunali rischiano di andare a sbattere, come ben evidenziato da Pierluigi Portaluri, docente di diritto amministrativo presso UniSalento.
La riflessione di partenza di Arpa è stata chiara: rispetto a cosa e a chi un’opera deve essere considerata sostenibile? L’avvocato generale della Procura di Lecce, Ennio Cillo, ha chiarito che di sicuro gli strumenti per punire chi provoca inquinamento ci sono, ma è già quella un’azione successiva, ci si dovrebbe preoccupare di non provocare alcun danno sanitario. Una sfida necessaria, in questo territorio soprattutto.