BARI – Quattrocentosettantasette aziende agricole su 652 avrebbero dichiarato il falso. E’ quanto hanno stabilito gli istruttori della Regione dopo aver spulciato tutte le 652 domande ammesse al finanziamento della misura 4.1.a del Psr 2014/2020.
Il 73 percento di chi ha ottenuto i fondi del Psr, insomma, avrebbe mentito. Per errore? Qualcuno forse. Ma l’assessore al ramo Leonardo Di Gioia è chiaro: “C’è chi avendo intuito che il criterio della miglior performance attribuiva dei punti – ha detto – ha modificato il business plan andando a posizionarsi nei 600 posti utili ma tradendo la fiducia della Pubblica Amministrazione”.
Una istruttoria “clamorosa” per la Regione che ora attende il responso del Tar, previsto per martedì 25 settembre. I giudici amministrativi, infatti, chiamati in causa da 50 aziende che non erano rientrate tra le 652 aggiudicatarie del finanziamento, hanno presentato ricorso, seguiti dai controricorsi di chi difende la propria posizione.
A questo punto il Tar ha chiesto alla Regione di consegnare una istruttoria e tanto è stato fatto. Dalle carte è emerso di tutto: masserie con camere da 300 euro a notte anche in bassa stagione, a mo’ di albergo extra lusso, ma che nella realtà non sono risultate affatto così, aziende che per acquistare un trattore dichiarano di vendere frumento a prezzi più alti. Insomma sono stati alterati prezzi e quantità, nessi tra ricavi e investimenti e tra investimenti e costi, pur di far risultare le proprie performance altissime, acquisendo punteggi.
E lo stesso sta emergendo vagliando domanda per domanda quelle riguardanti le misure 6.1 dedicata ai nuovi insediamenti e 6.4 agli agriturismi.
In ballo ci sono per il Psr 1,6 miliardi di euro totali, divisi per le 14 misure e che vanno spesi per tempo. Solo per la 4.1.a ce ne sono 120 milioni di euro. Ora, però, 150 aziende risultate inattaccabili sono in attesa di capire quando poter accedere ai fondi. E se potranno accedervi visto che ora spetterà al Tar stabilire se, al netto delle controdeduzioni dei 477 indiziati, il bando è da rifare completamente o se sarà possibile continuare stralciando quelle che risulteranno effettivamente alterate con volontà e non per errore. Nella prima ipotesi la Regione dovrà riscrivere il bando, “in modo più semplice” garantiscono.