Polizia penitenziaria, grido d’allarme dalle carceri salentine: aggressioni e personale insufficiente

LECCE/TARANTO – L’ennesimo grido d’allarme e appello alla politica si alza dalle carceri salentine: un’aggressione a Taranto e personale al collasso a Lecce fanno dire basta all’Osapp, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.

“Si susseguono eventi critici, la  solitudine della Polizia Penitenziaria e il totale caos” è la denuncia del segretario generale aggiunto Pasquale Montesano.

Nel carcere di Taranto, nella sala di socializzazione,  si è registrata un’aggressione  a un detenuto di origini nigeriane da parte di tre italiani e un albanese: “L’unico collega  che in quel momento copriva ben tre posti di servizio, è entrato nella saletta allo scopo di riportare calma e condizioni di sicurezza ed è stato a sua volta aggredito” racconta Montesano. “Non ci aspettavamo granché -dice- da un governo insediatosi da appena novanta giorni  e che da ultimo è stato investito dalle gravi incombenze legate ai dolorosissimi eventi di Genova e di Cosenza oltre al disastro penitenziario, ma il nulla fino ad oggi constatato forse è un po’ troppo. È un po’ troppo sapere che, nonostante le continue aggressioni, i suicidi di agenti e tutto il resto, nessun segnale perviene in relazione alla gravissima carenza di organico e non solo”.

Dal carcere leccese di borgo San Nicola, gli fa eco il vicesegretario regionale Ruggiero Damato:

“In un istituto come questo, con oltre mille persone recluse, nei turni pomeridiani e notturni ci sono solo una ventina di agenti, con poliziotti che sono in servizio oltre 8/10 ore. Il Comandante facente funzioni, in quei turni ha dovuto accorpare due-tre posti di servizio su un solo agente, scoprendone altri, assumendosi responsabilità di gran lunga superiori al proprio ruolo, per garantire il diritto alla salute dell’utenza detenuta.

Ma il diritto a svolgere servizio sui quattro turni di sei ore in posti salubri, con periodi di riposo per recuperare lo stato psicofisico dei poliziotti di ogni ruolo e grado, soprattutto per chi svolge servizio a stretto contatto con l’utenza detentiva, chi lo garantisce? Nessuno!” dice Damato.

Per questo si chiede l’intervento del ministro e del capo del Dap, “prima che ci scappi il morto”, e l’assunzione straordinaria di almeno 5.000 uomini nel ruolo agenti e assistenti, rivedendo le piante organiche. Perché quelle attuali sono deficitarie, nel solo nel penitenziario leccese, di 200 unità, senza considerare l’imminente apertura del nuovo padiglione e della struttura ex minori di Monteroni.

 

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