LECCE – Sono precisamente 6.949 le imprese legate al turismo in provincia di Lecce. Soltanto il 25% di queste, però, risultano predisposte a offrire servizi di alto livello. Tenta di far ingranare la marcia “Confartigianato Turismo”, nuova categoria nata in seno alla confederazione e presieduta da Giovanni Pirelli. In mattinata la presentazione di un report sulle attività turistico-attrattive, un’analisi a tutto campo tra Lecce e Provincia.
Obiettivo: risalire la china in tema qualità dei sevizi offerti ai vacanzieri facendo rete, dalla ristorazione all’intrattenimento, alle strutture ricettive come alberghi e B&b. In tutto, queste aziende rappresentano il 9,6% del tessuto imprenditoriale e si confermano trainanti a Lecce città e poi a Porto Cesareo, Castro, Otranto e Gallipoli. Maglia nera, indiscussa, a Sanarica, Collepasso,Miggiano e Melpignano.
La rete dell’accoglienza si snoda principalmente intorno alle strutture extra-alberghiere, come case-vacanza, bed and breakfast, residence e affittacamere, per un totale di 759. Quelle alberghiere tradizionali sono meno di un terzo.
Nota dolente, comune a tutte, il capitale sociale: assente o al di sotto dei 10 mila euro. Dato frenante per le banche che, a fronte di questo quadro, non sono disposte a fare credito, se non ridotto ai minimi termini. Possibilità di crescita, dunque, davvero poco incoraggiante.
Aziende storiche? Solo una. In gran parte sono state costituite dal 2010 in poi, quando l’ondata turistica ha iniziato a manifestarsi sempre più prepotentemente. Dato che ha evidentemente spinto ad investire nel settore.
Buono il risultato sul fronte occupazione: le attività di alloggio (che garantiscono 90 mila posti letto in tutto l’hinterlan) danno lavoro a più di 4.500 addetti, la ristorazione a poco meno di 19 mila, le attività dedite all’intrattenimento a oltre 2.700 persone.
E.Fio
