TARANTO – Da un bel po’ di tempo il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria sta chiedendo insistentemente ai vertici del carcere di Taranto a quelli regionali ed a dipartimentali romani, di conoscere “che cosa riserverà ancora ai poliziotti -si legge nella nota di oggi- questa strampalata e disorganizzata politica penitenziaria che di fatto ha azzerato la sicurezza, la certezza della pena, il diritto delle vittime ad avere giustizia.
Ciò in quanto mentre da una parte con la scusa dell’articolo 27 della costituzione(rieducazione del detenuto) si allargano pericolosamente le maglie dei penitenziari, dall’altra si riducono i diritti dei lavoratori e la sicurezza dei cittadini.
A Taranto per esempio nonostante il SAPPE chiede un adeguamento degli organici poiché la condizione lavorativa dei poliziotti impiegati nelle sezioni detentive e nelle traduzioni dei detenuti ha raggiunto livelli indicibili, l’amministrazione penitenziaria ribadisce che va bene così.
Eppure il carcere del capoluogo Jonico ha la maglia nera come penitenziario più affollato della nazione poiché prevede circa 300 posti regolamentari, mentre attualmente ne ospita più di 580(+90%) .
La cosa assurda è che questo sovraffollamento viene gestito da un organico di poliziotti previsto per 300 detenuti.
A questo punto non sappiamo più a che santo affidarci, poiché tutti i parametri sono negativi, poiché mentre da una parte ci cerca di assicurare più diritti ai detenuti, dall’altra non ne esistono quasi più per i poliziotti.
SICUREZZA: Gestire un carcere con la metà del personale necessario, implica per forza di cose un abbassamento della sicurezza per cui il muro di cinta non è presidiato, nelle sezioni detentive un solo agente deve vigilare circa 160 detenuti tra cui pazzi, malati cronici ecc.ecc.,in un tourbillon lavorativo che non consente durante le 8,9 ore di lavoro nemmeno un attimo di pausa.
RIEDUCAZIONE: Nonostante gravi problemi alla sicurezza del carcere non si fermano, anzi aumentano le attività rieducative per i detenuti che prevedono corsi di tutti i tipi (scuole, corsi di potatura, informatica, giardinaggio, sartoria, edilizia, produzione di vino, area verde, cani che incontrano i padroni detenuti ), colloqui e telefonate a tutte le ore del giorno, sconti di pena e misure alternative al carcere quasi automatici a causa della carezza degli staff di educatori, assistenti sociali ecc.ecc.
CONSUMAZIONE DEI PASTI: I detenuti hanno tutto il tempo di potersi tranquillamente cucinare nelle proprie stanze con i prodotti acquistati all’esterno, fermo restando il vitto che viene assicurato dall’amministrazione.
Al poliziotto che da solo vigila su tre sezioni contemporaneamente (160 detenuti)senza fermarsi un attimo nell’intero turno di otto ore, invece non viene quasi più assicurato nei turni serali, la possibilità di poter consumare un pasto decente nei locali della mensa, a causa della mancanza di personale che possa dare quantomeno il cambio per mezzora. Così quanto va bene viene recapitato un sacchetto con un panino e poc’altro da consumare mentre i detenuti chiamano da tutte le parti, altrimenti bisogna accontentarsi del buono pasto.
FERIE ESTIVE: con l’avvicinarsi dell’estate ai detenuti che si trovano nelle condizioni previste dalla legge, soprattutto nei mesi di Luglio o Agosto i magistrati di sorveglianza concedono dei permessi premio.
Ai poliziotti invece con la causale della carenza degli organici, il periodo feriale in maniera unilaterale viene deciso dalla Direzione del carcere allungando tale periodo anche ai mesi di Giugno e settembre.
PULIZIA PERSONALE: le disposizioni ministeriali prevedono una doccia al giorno per i detenuti tutto l’anno, in locali che dovevano essere la stanza dove sono ristretti. Invece si utilizzano ancora stanze comuni con ulteriore aggravio di lavoro dei poliziotti che oltre alle altre incombenze, devono aprire e chiudere circa 60 detenuti in sezioni lunghe circa 30 metri.
Ai poliziotti invece una caserma fatiscente con docce in cui l’acqua calda è assicurata da un boiler che una volta consumata eroga acqua fredda in tutte le stagioni.
REMUNERAZIONE DEL LAVORO: circa un anno fa il ministro Orlando ed il capo del DAP incuranti della grave crisi che attanaglia il paese con oltre 5 milioni di poveri e milioni di disoccupati, ha aumentato la paga dei detenuti quasi del 90% per cui molti detenuti che fanno lavori neanche tanto impegnativi, arrivano a percepire normalmente stipendi superiori ai 1000 euro al mese con punte di 1700(con assegni familiari) e con il diritto alla pensione.
I poliziotti invece appena arruolati non superano le 1300 euro al mese che vengono incrementate dal lavoro straordinario obbligatorio e dalle indennità notturne. A che serve studiare o fare sacrifici, quando con un bel reato ti sistemi con un lavoro ben remunerato per cui maturi anche la pensione.
ASSISTENZA SANITARIA: oltre alla presenza di un medico di guardia h.24 i detenuti che necessitano di visita specialistica hanno una corsia privilegiata per effettuarla presso le strutture sanitarie con una tempistica accelerata al massimo.
I poliziotti ed i normali cittadini invece devono attendere i tempi biblici della sanità pubblica per effettuare visite specialistiche anche importanti, impotenti .
AGGRESSIONI: aumentano sempre di più le aggressioni ad agenti soprattutto da parte di detenuti affetti da problemi psichiatrici che dovrebbero essere gestiti dall’ASL con personale medico e parasanitario, ma nella realtà sono a completo carico dei poliziotti che si dannano l’anima nelle sezioni detentive.
Peraltro questi detenuti proprio per la patologia che hanno, dopo la denuncia vengono sempre assolti e non pagano nulla , mentre ai poliziotti rimangono i segni , per tutta la vita di questi tragici episodi.
Potremmo continuare con questo putrido buonismo voluto da una certa politica avvallata in toto dal ministro Orlando ed i suoi seguaci del DAP e fuori , che hanno scambiato il carcere non più come un luogo di pena.
Purtroppo questa è la realtà di un sistema penitenziario che tutela e premia oltremodo i delinquenti offendendo ancora di più le vittime, e che negli anni, grazie anche ai professionisti del carcere (deputati di sinistra radical chic, associazioni quali Antigone, Nessuno tocchi caino, radicali) hanno svuotato di significato uno strumento di deterrenza a tutela delle persone perbene ed oneste.
Non si spiegherebbe il perché i più feroci delinquenti europei ed africani, scontano di buon grado la pena nelle carceri italiane e rifiutano di essere rimpatriati poiché le nostre galere con i diritti acquisiti, paragonate alle loro sono degli hotel a 5 stelle.
Nessuno tocchi caino, ma di abele chi si preoccupa?”