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Obbligo di pesticidi, medici “perplessi”. In campo l’Isde nazionale: “dannosi, non possono essere imposti”

LECCE- A scendere in campo stavolta sono i medici. Dall’Ordine leccese che sta “studiando” il caso alla presa di posizione decisa dell’ISDE Italia, l’associazione dei medici per l’ambiente, per cui “i pesticidi dannosi per l’ambiente e per la salute umana non possono essere imposti per legge”.

Il decreto Martina, com’è noto, per sterminare l’insetto vettore di Xylella impone l’utilizzo di fitofarmaci da Leuca a Fasano, dappertutto, con quattro trattamenti chimici all’anno, obbligo in capo a tutti i proprietari terrieri. Una pressione chimica importante, al di là delle rassicurazioni anche della Regione Puglia. L’Ordine dei medici di Lecce si dice “perplesso” e annuncia un documento “anche pesante se necessario”.

Quel decreto, che prevede l’uso di pesticidi “di riconosciuta dannosità per la biodiversità, per la sicurezza alimentare e per la salute – dice Isde – viola apertamente i principi di prevenzione e precauzione, i diritti degli agricoltori e delle popolazioni potenzialmente esposte e danneggia le tante imprese che hanno investito con convinzione nei metodi biologici di coltura come unica forma sostenibile di agricoltura”.

Leggi qui il comunicato integrale di Isde: isde

Sotto accusa in particolare l’acetamiprid, uno dei fitofarmaci consigliati, perché “neurotossico e, nei mammiferi, ha conseguenze biologiche negative su fegato, reni, tiroide, testicoli e sistema immunitario”. Gli effetti biologici dei neonicotinoidi sull’uomo (che può assumerli per contatto, per inalazione e per ingestione) devono essere ancora compiutamente chiariti. Sono stati tuttavia pubblicati sino ad ora 4 ampi studi caso-controllo che descrivono, in tutti i casi e con metodologia adeguata, associazioni significative tra esposizione cronica a neonicotinoidi e rischio di alterazioni dello sviluppo come tetralogia di Fallot, anencefalia, disturbi dello spettro autistico, alterazioni mnesiche e motorie”.

“I legislatori avrebbero dovuto chiedersi – tuona Isde – se un utilizzo così pesante di sostanze tossiche e il prezzo che questo potrebbe comportare in termini ambientali e, di conseguenza, sanitari, potranno mai essere effettivamente utili ad eradicare o anche solo a limitare la Xylella in un’area molto vasta. Ma ancor prima, dal punto di vista della tutela della salute pubblica e dell’ambiente, avrebbero dovuto chiedersi quanto etico possa essere imporre per legge obblighi di questo genere, quanto tutto questo costerà alla Puglia ed ai pugliesi e quanto tempo ci vorrà a pagare il conto”.

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