Cronaca

Le foto compromettenti che incastrano i presunti boss. Tra i reati anche un sequestro di persona

LECCE- Immagini con denaro e armi, incontri con i boss albanesi, incendi, detenzione di pericolosi ordigni, anche un sequestro di persona. Agguerriti e pericolosi i membri dei gruppi che si erano spartiti il territorio e che facevano affari per 1 un milione di euro l’anno.

Agguerriti e scaltri i membri dei tre gruppi criminali che i carabinieri, guidati dal colonnello domenico montemurro e dal capitano giorgio antonielli hanno imparato a conoscere attraverso indagine tecniche ma anche tradizionali, come pedinamenti e osservazioni. Loro facevano di tutto per non farsi intercettare, compresa la mappatura della presenza di pattuglie su strada.

Ma qualche errore lo hanno commesso: Angelino, il numero due del clan di Scorrano, aveva sul suo telefono queste foto decisamente compromettenti dove si vede davanti ad un tavolo pieno di banconote, o dove si ritrae con una pistola. L’indagine è partita proprio dal sequestro del suo cellulare e dalla scoperta di queste immagini. Non sono le uniche ad incastrare i soggetti: i miliari hanno infatti documentato gli incontri con trafficanti albanesi, come quello avvenuto a Muro Leccese, o quello in cui si vede Cosimo Miggiano, anche lui del gruppo di Scorrano, mentre incontra altri compagni e mima con le braccia un fucile. Tra le azioni del clan anche un sequestro di persona. Per vendicare un torto subito, ovvero l’incendio di un’auto, in due hanno prelevato quello che secondo loro sarebbe stato il responsabile, lo hanno portato ai Laghi Alimini, fatto inginocchiare e puntato la pistola alla tempia per farlo confessare. Una scena alla quale hanno assistito da lontano i miliari in osservazione, pronti ad intervenire se non si fosse tutto risolto.

Non è l’unica azione violenta. Esplosioni e incendi servivano a riscuotere i debiti.

La contabilità veniva gestita in molti casi dalle donne che servivano anche da copertura negli spostamenti, mentre in alcuni casi venivano sfruttati per questo anche i figli.Un bel po’ di droga era stato nascosto ad un bimbo di 8 anni che sapeva anche come disfarsene in caso di controlli.

 

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