Politica

Salvini a Martano, tra bagno di folla e lancio di uova. Lui: “il vero problema della Puglia? Emiliano”

MARTANO – “Gli italiani prima di tutto”: lo grida forte e chiaro il leader della Lega Matteo Salvini sul palco allestito nel frantoio Alèa di Martano dove il suo tour elettorale ha fatto tappa nel primo pomeriggio.

È un’accoglienza alla Dr Jekyll e Mr Hyde quella riservata al leader leghista: all’interno del frantoio ad attenderlo un vero e proprio bagno di folla, simpatizzanti in trepidante attesa del suo intervento. Fuori, all’altezza dei cancelli d’ingresso, una cinquantina di manifestanti, anche “No Tap”, pronti ad esternare il proprio dissenso con il lancio di uova, fumogeni e uno striscione dal chiaro significato: “più terroni, più immigrati, meno leghisti”. Un evento presidiato dalle forze dell’ordine che hanno più volte effettuato manovre di contenimento dei manifestanti per consentire ai big locali di raggiungere il frantoio.

“Una manciata di sfigati- ha commentato l’ospite d’onore in riferimento alla protesta- ed è anche per questo che lotterò fino alla fine per un’Italia nuova: probabilmente è gente che non ha lavoro, i classici figli di papà. La parola d’ordine del mio progetto è PULIZIA: via i clandestini, via via la burocrazia, via le leggi inutili come la Fornero. E poi più spazio alla meritocrazia, basta fuga di cervelli”.

Poi duro contro il Governatore regionale: “Qui ha già fatto troppi danni, la Puglia deve essere liberata da Emiliano! Gli troveremo un’altro lavoro, magari socialmente utile. Impiegarlo nei campi? Non sarebbe buono neanche a smuovere la terra”.

“Anche il Salento è casa mia -ha tenuto a precisare- Bossi mi dice: pensa a Milano, fregatene da Roma in giù. Ma io non ci sto. La prima promessa che vi faccio è di istituire un ministero per l’agricoltura e la pesca, basta importare e sacrificare e risorse a km zero. E poi basta alle multinazionali che raccolgono i frutti dei sacrifici di una vita intera”. In riferimento a Tap però risponde “il danno è fatto, perché chi poteva fare non ha mosso un dito”.

Al termine dell’intervento una lunga fila per un selfie al suo fianco. Intanto fuori la protesta non demorde. Un cordone di polizia garantisce una via di fuga al leader.

Scorta e rinforzi e un clima piuttosto teso, considerato che la secchiata di vernice rossa sulla vetrina del comitato elettorale leghista di Martano già 24 ore prima lasciava presagire un pomeriggio non proprio tranquillo.

E.Fio

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