
NOVOLI- Durante l’interrogatorio, un mafioso che aveva ucciso diverse persone, alla domanda “perché lo hai fatto?”, ha risposto: “perché da piccolo nisciuno mi ha insegnato che cos’era la legalità e ora è troppo tardi”. La presidente del centro antiviolenza Renata Fonte, Maria Luisa Toto, riporta questo episodio per spiegare il perché dell’impegno a entrare nelle scuole. L’istituto comprensivo di Novoli si è fatto “presidio di legalità”: non uno sportello a ore, ma una presenza costante a tutela del giusto. E in mattinata è emersa tutta la forza del parlare ai ragazzi, quelli di terza media, chiamati a incontrare l’ex procuratore capo Cataldo Motta. “Usate il cervello, la scuola serve a questo”, ha chiosato lui nel suo discorso. Non si è in una terra qualunque, c’è consapevolezza di ciò: Novoli ricade tra Monteroni e Campi, dove la Scu è cresciuta, ed è nel pieno del nord Salento che l’ha cullata. Anche per questo il Comune di Novoli ha chiesto a Motta di accettare simbolicamente la cittadinanza onoraria, dopo quella già conferita a Trepuzzi e Squinzano, per rafforzare il cordone. Dentro le scuole, dunque, per formare le coscienze quando ancora lo si può fare. Non a caso è stato ricordato, a mo’ di esempio, che dopo omicidi recenti a San Cesario e a Lecce gli unici a dare indicazioni agli investigatori sui possibili autori sono stati proprio ragazzini di 17 anni. Gli adulti hanno affermato di non aver visto.
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