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Inchiesta Tap, settimana cruciale per la battaglia giudiziaria

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LECCE –  Quella che sta per aprirsi sarà una settimana cruciale per le sorti dell’inchiesta relativa al gasdotto Tap. La decisione sulla concessione o meno dell’incidente probatorio tiene tutti col fiato sospeso, perché significherebbe anticipare alla fase delle indagini preliminari la formazione della prova madre, quella, cioè, di una perizia collegiale che stabilisca se al metanodotto di Melendugno debba applicarsi o meno la stringente normativa Seveso sul rischio di incidenti rilevanti.

La multinazionale, ovviamente, gioca le sue carte: venerdì ha depositato proprie memorie presso l’ufficio del gip Cinzia Vergine, rimarcando il fatto che quella questione, a suo avviso, sia già stata superata da due pronunce del Tar e una del Consiglio di Stato, che hanno escluso l’applicazione delle direttive Seveso, sposando la linea dei Ministeri dell’Interno, Sviluppo Economico e Ambiente, quest’ultimo dopo un dietrofront. Il nodo qualificante, per Tap, resta l’inquadramento del terminale di ricezione, che non sarebbe uno “stabilimento” e questo farebbe cadere anche le argomentazioni sui quantitativi di gas.

Nelle stesse ore in cui Tap depositava le sue memorie, sempre venerdì gli otto sindaci firmatari dell’esposto che ha fatto riaprire le indagini hanno concordato la linea processuale assieme al governatore Emiliano, che ha annunciato che la Regione si costituirà come persona offesa e porterà propri elementi di prova.

Già costituito il pool difensivo, ora il prossimo passo sarà formare quello dei tecnici “di alto profilo”, necessari qualora il gip dovesse accogliere, appunto, la richiesta di incidente probatorio avanzata dal pm Valeria Farina Valori, che ha richiesto anche la presenza tra i periti di un esplosivista, di un urbanista e di un ingegnere impiantistico. La prima valutazione da fare è se Tap e Snam debbano essere considerati due gasdotti separati o uno solo, perché in quest’ultimo caso sarebbe quasi automatico lo stop ai lavori per ottenere nuove autorizzazioni.

Nell’inchiesta, lo ricordiamo, per concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e per violazione del decreto legislativo del 1999 di attuazione della direttiva Seveso II (relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose) sono indagati il country manager di Tap Michele Mario Elia, la rappresentante legale Clara Risso e il direttore generale del Mise Gilberto Dialuce. La società Tap, invece, in base alla legge del 2001 sulla responsabilità amministrativa da reato, risponde di indebita percezione di erogazioni e truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico.

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