Politica

M5S, parlamentarie caos: nessuna reinclusione degli esclusi. Rischio scissione

LECCE- La strategia dei vertici sembra essere chiara: non rispondere alle richieste di chiarimenti, non dare spiegazioni, far regnare il silenzio. Un pezzo della base però è in rivolta e quello che sta accadendo rischia di provocare la scissione all’interno del M5s, che fino a ieri sembrava essere di granito. L’esclusione di massa dalle Parlamentarie in corso, con decine di attivisti pronti a farsi votare ma che non si sono ritrovati nella piattaforma Rousseau, sta provocando fortissimi mal di pancia tra i pentastellati, che hanno affollato i social con #annullatetutto, chiedendo al loro candidato premier Luigi Di Maio di far ripartire le consultazioni online includendo chi è rimasto alla porta. Tra gli altri, Caterina Vitiello, Giovanni Manzo, Mario Giugno, Stefano Alparone a Brindisi, addirittura il deputato uscente pugliese Francesco Cariello che ha detto: “escluso per condanna politica”.  Una “epurazione” di massa, lamentano coloro che sono rimasti al palo. Alcuni di loro, tra l’altro, erano stati già ritenuti idonei per le candidature alle amministrative o alle regionali. Chiedono di conoscere almeno le motivazioni per cui vengono tagliati fuori e, ad oggi, non sono stati riammessi. Cade ogni ipotesi, dunque, di errori tecnici. “Sono esclusione decise dallo staff di Milano sulla base di segnalazioni giunte nel corso degli anni”, provano a spiegare da ambienti regionali del Movimento, in attesa di comunicazioni ufficiali dai vertici, una schiarita che tanti auspicano. “Per poter farsi votare – aggiungono – i candidati si sono dovuti iscrivere ad una nuova associazione e sapevano che ci sarebbero state selezioni a monte da parte dello staff, firmando su questo un consenso informato”. Ma il nodo è: chi ha fatto le segnalazioni così tranchant. “Tutti potevano farle”, puntualizzano dall’organizzazione. Ma il dubbio tra gli esclusi è che si sia giunti alla resa dei conti: dentro i fedelissimi dei parlamentari uscenti, Barbara Lezzi in primis; fuori chi in questi anni ha espresso perplessità e critiche alla linea. Restano in corsa, nel Leccese, 44 candidati alla Camera e 130 al Senato. Quel che sembra scontato, dopo “la notte dei lunghi coltelli”, com’è stata ribattezzata, è che chi è rimasto al palo non farà campagna elettorale per Di Maio.

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